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Indipendenza e Mercati

di Vincenzo Galasso

  • 19 January 2018, 12:20
Catalogna
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Venerdì 19 gennaio 2018 alle 12:20

Ora che il rumore delle vicende catalane si è un po' assopito, è possibile fare qualche valutazione economica degli eventi. Prima di Natale, nelle elezioni del 21 dicembre, il blocco indipendentista è nuovamente risultato vincitore, ma – ancora una volta – senza raggiungere il 50% delle preferenze degli elettori. La Catalogna si è confermata divisa in due schieramenti contrapposti – indipendentisti e unionisti – di dimensioni molto simili.

Ma chi vince e chi perde da questo continuo scontro? Al di là delle valutazioni politiche, si può provare a dare una risposta che guardi agli aspetti economici, ad esempio valutando l’evoluzione in borsa delle imprese catalane e spagnole durante questa lunga telenovela politica. Il metodo per misurare la risposta dei prezzi in borsa agli eventi politici è comparare l’andamento effettivo dei titoli degli principali gruppi economici (catalani e spagnoli) con la stima dell’andamento che avrebbero avuto, in mancanza di tali eventi. La differenza tra l’andamento reale e quello stimato rappresenta una misura del costo o del guadagno legato agli eventi politici.

Veniamo dunque a questi eventi politici. Tutto è iniziato nell’ottobre del 2003, quando i partiti politici catalani proposero di ridefinire lo statuto esistente, che risaliva al 1997. Notizia accolta positivamente in Borsa, sia per le imprese catalane che per quelle spagnole. E ancor più positiva è stata la risposta della borsa, sia per le imprese catalane che per le spagnole, quasi tre anni dopo, nel maggio 2006, quando il Parlamento Spagnolo ha approvato il nuovo statuto Catalano. La separazione consensuale sembrava quindi piacere ai mercati.

Questo processo si è interrotto però nel giugno del 2010, con la sentenza della Corte Costituzionale Spagnola, che ha sostanzialmente modificato lo statuto votato dal Parlamento Spagnolo. La risposta dei mercati è stata fortemente negativa – sia per le imprese catalane che per quelle spagnole.

E arriviamo così agli eventi del 2017. Il 9 giugno, il presidente della Generalitat, Puigdemont, ha annunciato che il 1 ottobre si sarebbe tenuto un referendum sull’autodeterminazione e l’autonomia della Catalogna. Come hanno risposto i mercati? Bene, per quanto riguarda le imprese catalane, mentre non ci sono stati effetti su quelle spagnole.

E così il 1 ottobre, malgrado il pronunciamento di incostituzionalità della Corte Costituzionale ed il criticatissimo intervento della Guardia Civile, il referendum si è tenuto. Poi, in borsa, le imprese catalane sono salite e le spagnole scese.

Infine, il 27 ottobre, la Generalitat ha dichiarato, per quanto confusamente, l’indipendenza. Il governo spagnolo ha risposto commissariando di fatto la Generalitat e indicendo nuove elezioni locali per il 21 dicembre. Questi eventi tuttavia non hanno prodotto cambi nei prezzi di borsa.

La morale di questa vicenda politica è semplice: ai mercati azionari piacciono le storie consensuali – anche se di separazione. Il conflitto, aperto dalla sentenza della Corte Costituzionale Spagnola, è accolto spesso con il segno meno in borsa. Insomma l’economia chiede alla politica, per quanto possibile, soluzioni condivise e poca incertezza.

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