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Indonesia: la piaga degli incendi forestali

di Pietro Veglio

  • 23 marzo 2016, 13:20
Incendio in Indonesia

5 marzo 2016: un pompiere indonesiano cerca di spegnere un incendio originariamente appiccato per creare spazio per la coltivazione dell'olio di palma.

  • Reuters Pictures

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Mercoledì 23 marzo 2016 - 12:20

L’Indonesia è colpita da un’immensa piaga: gli incendi forestali. Piaga aggravata l’anno scorso dal fenomeno climatico del Nino che periodicamente provoca periodi prolungati di siccità sulle maggiori isole dell’immenso arcipelago indonesiano. Gli incendi forestali hanno provocato smisurate nubi di fumo nei cieli di Singapore, Cambogia, Vietnam e le Filippine. Distruggendo 2 milioni di ettari di copertura forestale, uccidendo decine di persone e causando danni alle vie respiratorie di migliaia di indonesiani. Nello scorso ottobre le emissioni di gas serra sprigionate dagli innumerevoli incendi hanno superato la quantità emessa in 5 mesi dall’intera economia americana. Con enormi perdite economiche equivalenti al 2% del PIL nazionale. Fra il 2001 e il 2014 l’Indonesia ha perso 18,5 milioni di ettari di superfici forestali, una superficie superiore di due volte a quella dell’Irlanda. E nel 2014 l’Indonesia ha superato il Brasile come il principale responsabile del disboscamento forestale. Disboscamento che costituisce la seconda principale causa di emissioni di CO2 nell’atmosfera.

La ragione principale degli incendi è economica. L’Indonesia produce mondialmente più della metà dell’olio di palma, un componente essenziale per cosmetici, additivi alimentari e biocombustibili. Incide per il 4,5% del PIL indonesiano e la sua domanda è in aumento. La sua coltivazione è rischiosa dal profilo ambientale perché l’eliminazione della vegetazione arborea avviene mettendo a fuoco intere foreste naturali con l’obiettivo di preparare il terreno per la coltivazione su larga scala di olio di palma. Spesso il suolo che sostiene queste foreste contiene torba che ha la proprietà di sequestrare il CO2 emesso dai prodotti organici fermentati. Quando questi suoli bruciano, il CO2 viene liberato nell’atmosfera. Non sono quindi solo gli alberi che quando bruciano emettono il CO2 ma anche i suoli ricchi di torba.

La classe politica indonesiana ha responsabilità inequivocabili. Lo scorso autunno il governo indonesiano congelò la concessione di nuove licenze forestali su suoli di torba. Ma dopo poche settimane il ministero dell’agricoltura autorizzò nuovi disboscamenti contraddicendo il decreto governativo. In realtà gli incendi forestali costituiscono il mezzo meno costoso per preparare nuove aree di coltivo. A loro volta le mappe forestali sono spesso incomplete perché non includono la totalità delle aree forestali e proprietà fondiarie. Parallelamente la responsabilità di approvare i piani di utilizzo delle foreste è condivisa da tre ministeri, il parlamento nazionale cosi come governatori provinciali, capi-distretto, parlamenti ed uffici forestali locali. La confusione amministrativa e decisionale stronca sul nascere le migliori intenzioni e favorisce gli interessi economici dei maggiori gruppi di potere. Corruzione e mancanza di volontà politica rafforzano ulteriormente questo circolo vizioso.

Nel 2014, 180 imprese indonesiane e 5 multinazionali responsabili per l’80% dell’export di olio di palma si sono impegnate ad evitare il disboscamento delle aree forestali più a rischio. Ma finora questo non ha frenato il disboscamento. Senza regole draconiane sullo sfruttamento delle aree forestali, una migliore governanza locale e la volontà di far rispettare le leggi i progressi saranno purtroppo insufficienti.

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