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L'Europa non vede chiaro nel 2018

di Adriana Cerretelli

Plusvalore
Mercoledì 20 dicembre 2017 alle 12:20

Doveva essere l'anno del grande rilancio, del balzo in avanti vero verso una maggiore integrazione, non importa se magari differenziata, per mettersi al passo con le sfide della competitività globale, politica, culturale, economica e finanziaria, non importa se amputata della presenza della Gran Bretagna, anzi magari anche per questo.
Invece il 2018 per l'Europa si annuncia molto incerto. Nessuno può escludere che alla fine le cose si mettano bene. Per ora però i pronostici esitano alquanto scoraggianti nonostante la ripresa economica indichi bel tempo sul barometro europeo.
Purtroppo al momento è la politica che non aiuta. Troppo presto nel maggio scorso, dopo il trionfo in Francia di Emmanuel Macron e del suo europeismo, si era cantata vittoria su populismi e vari estremismi anti-europei. Più il tempo passa, e più si deve constatare che, anche quando sono battuti alle elezioni, i partiti anti-sistema non muoiono ma riescono a condizionare dall'esterno, a volte anche pesantemente le politiche dei Governi.
La prova più clamorosa è venuta dalle elezioni tedesche del settembre scorso: naturalmente il nazionalismo dell'Afd non ha vinto, anche se ha mandato al Bundestag quasi 100 deputati, ma è riuscito a drenare i voti degli altri partiti al punto che Angela Merkel tre mesi dopo ancora non è riuscita a formare un nuovo Governo. Ammesso che riesca a rifare una grande coalizione con i socialdemocratici, nessuno si attende che vada al potere prima di marzo.

I travagli del suo azionista di maggioranza ovviamente bloccano le riforme in Europa. La Francia di Macron scalpita ma sa che senza la spalla tedesca le sue ambizioni europee sono condannate a stare in standby. La Spagna resta appesa alle incognite catalane. L'Italia si prepara ad affrontare forse le sue elezioni più difficili del dopoguerra. Il nuovo Governo in Austria e alleato con l'Fpo, il partito di estrema destra nazionalista. L'Olanda è sempre più euroscettica. Per non parlar dei paesi dell'Est.

Addio sogni di rapide riforme per l'Europa, dunque. Le virate nazionaliste nelle sue democrazie purtroppo sembrano strutturali, complici anche i migranti. Come governarle senza penalizzare l'Unione? Questa la sfida vera del 2018.

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