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La banca centrale deve essere aperta al pubblico

di Sergio Rossi

  • 11 June 2018, 12:20
Sull'iniziativa hanno nettamente prevalso le opposizioni

Sull'iniziativa hanno nettamente prevalso le opposizioni

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Lunedì 11 giugno 2018 alle 12:20

I risultati di ieri della votazione popolare sull’iniziativa per una “Moneta intera” devono essere considerati come un incentivo a riconsiderare il sistema monetario svizzero. È necessario mettere in atto una riforma strutturale affinché le banche non possano più abusare della leva del credito, perché questo abuso è un fattore di crisi sistemica sul piano finanziario.

Come ha recentemente suggerito un articolo pubblicato dall’Economist, per garantire la stabilità del sistema finanziario nel suo insieme si potrebbe consentire a qualsiasi soggetto economico di detenere un conto corrente presso la propria banca centrale. In tal modo, l’autorità monetaria potrebbe raggiungere meglio i propri obiettivi quando in particolare gli strumenti tradizionali di politica monetaria sono delle armi spuntate – come osservato nell’arco degli ultimi anni a seguito della crisi finanziaria globale, con l’inefficacia delle misure di “allentamento monetario” e dei tassi d’interesse negativi.

In realtà gli interventi di “allentamento monetario” da parte delle banche centrali sono inefficaci in quanto le loro controparti nell’acquisto di titoli finanziari sono le banche – che in una situazione di crisi sono ancora più reticenti nell’aumentare i crediti offerti a imprese e famiglie per rilanciare l’attività economica. Come abbiamo visto negli ultimi dieci anni, infatti, le banche hanno sfruttato le misure di “allentamento monetario” per aumentare i volumi e le percentuali delle loro attività nei mercati finanziari invece che contribuire al meccanismo di trasmissione della politica monetaria fino ai consumatori e alle imprese nella cosiddetta economia reale.

Anche i tassi di interesse negativi sono inutili, e addirittura controproducenti, a questo riguardo. Le banche che devono pagare un interesse sulla liquidità in banca centrale, in realtà, aumentano i costi per i loro depositanti, anziché ridurre proporzionalmente i tassi d’interesse sui prestiti che concedono ai debitori ipotecari o alle piccole e medie imprese.

Al loro posto, la BNS deve permettere a chiunque – come suggerito dall’Economist – di aprire un conto corrente presso di lei, affidandole quindi i risparmi depositati a vista attualmente nelle banche secondarie. Così facendo, l’autorità monetaria potrà agire in maniera più efficace sia mediante la politica dei tassi di interesse sia con le misure di “allentamento monetario”: in entrambi i casi l’impatto di questi interventi della banca centrale sarà direttamente sui consumatori e le imprese che hanno dei conti correnti presso di lei. Qualsiasi aumento della liquidità su questi conti potrà dunque essere un incentivo a spendere nell’economia reale, invece che nei mercati finanziari, ciò che la banca centrale ha immesso nel circuito monetario.

Questa riforma indurrebbe le banche a lavorare meglio per attirare i risparmiatori che altrimenti depositerebbero i loro averi presso la banca centrale. Ci sarebbe perciò un sistema bancario più solido e orientato al bene comune.

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