Nei commenti dei colleghi intervenuti nei giorni scorsi in questa rubrica, si enfatizzava il costo economico e sociale dell’aggiustamento fiscale che grava su alcuni paesi europei. Altri, come me, avevano espresso maggiore ottimismo sui potenziali effetti di lungo periodo di tale pressione.
Questo dibattito sui vizi e le virtù degli aggiustamenti non dovrebbe tuttavia fare dimenticare un aspetto non meno importante della vicenda. In paesi come Grecia, Spagna ed Irlanda, la caduta della produzione riflette in buona parte il fatto che parte della rapida crescita registrata nel decennio precedente non era che un’illusione statistica. Una crescita che non rifletteva lo sviluppo dell’apparato produttivo, un sistema di imprese innovative, o l’accumulazione di capitale umano. Era piuttosto una crescita trainata da un’enorme bolla
speculativa degna dell’ingeniosa costruzione di Maddoff. Non mi riferisco solo ai mercati finanziari, ma alle basi stesse dell’economia reale. Flussi di risorse verso il settore privato o pubblico sono stati indotti in alcuni casi con trucchi contabili. In altri casi, come la Spagna, la crescita che non c’era è stata trainata dell’illusione di un’espansione senza limiti del settore immobiliare.
Gli effetti della crisi odierna sull’occupazione sono tanto più drammatici e persistenti, in quanto tale crescita drogata ha distorto gli investimenti di capitale umano. Per anni, il settore edilizio spagnolo ha catalizzato uno sviluppo alla rovescia, in cui un numero esorbitante di giovani vedevano guadagni facili e rapidi come un alternativa ad un processo formativo ed educativo. La pressione per la riqualificazione di un sistema educativo e formativo sempre più scalcinato è venuta meno. Un sistema obsoleto di regolamentazione delle relazioni industriali ha fomentato la creazione di lavoro precario giovanile, humus ideale per il boom del settore edilizio. Il prodotto interno che cresceva legittimava i governi ad espandere in modo proporzionale la propria spesa. Tanto a livello nazionale, dove Zapatero elargiva assegni e sovvenzioni a destra e a manca, seguendo le
raccomandazioni di mediocri consiglieri economici di eterodosse vedute.
Quanto nella palude dei governi regionali dove nuotavano personaggi ben più scaltri, e dove la corruzione prosperava al di là di ogni barriera politica. E con essa progredivano opere publiche inutili, spesso vere e proprie cattedrali nel deserto.
Un esempio tra i tanti è l’aeroporto di Castellon de La Plana, cittadina mediterranea di 180000 abitanti, che dista appena 65 chilometri dal sottoutilizzato aeroporto di Valencia. L’opera fu intrapresa sotto la spinta del presidente della Diputacion Carlos Fabra, uomo forte del Partito Popolare oggi al governo a Madrid. Si parla di un costo intorno ai 200 milioni di Euro, dei quali 300 mila destinati ad un bizzarro monumento agiografico raffigurante il politico locale, opera di un mediocre scultore locale amico da sempre del potere. Inaugurato nel marzo 2011, l’aeroporto ha una bella pagina di web, dove però non si può trovare alcun orario di volo. Questa mancanza è dovuta ad un piccolo dettaglio: da questo aeroporto non partono nè atterrano aerei. L’aereoporto non è a tuttoggi abilitato al volo. Dietro al progetto c’era una visione: quella di valorizzare quarantamila nuove costruzioni, un parco tematico e amenità varie. Nessuna delle quali vedrà, probabilmente, la luce.
Eppure l’aeroporto è prodotto lordo, così come lo sono gli appalti associati alla sua costruzione, le probabili tangenti e i redditi che avrebbe creato il suo indotto. Uno scempio naturalistico che rimane uno dei tanti simboli della scellerata irresponsabilità fiscale che nutriva la crescita che non c’era.
Questo dibattito sui vizi e le virtù degli aggiustamenti non dovrebbe tuttavia fare dimenticare un aspetto non meno importante della vicenda. In paesi come Grecia, Spagna ed Irlanda, la caduta della produzione riflette in buona parte il fatto che parte della rapida crescita registrata nel decennio precedente non era che un’illusione statistica. Una crescita che non rifletteva lo sviluppo dell’apparato produttivo, un sistema di imprese innovative, o l’accumulazione di capitale umano. Era piuttosto una crescita trainata da un’enorme bolla
speculativa degna dell’ingeniosa costruzione di Maddoff. Non mi riferisco solo ai mercati finanziari, ma alle basi stesse dell’economia reale. Flussi di risorse verso il settore privato o pubblico sono stati indotti in alcuni casi con trucchi contabili. In altri casi, come la Spagna, la crescita che non c’era è stata trainata dell’illusione di un’espansione senza limiti del settore immobiliare.
Gli effetti della crisi odierna sull’occupazione sono tanto più drammatici e persistenti, in quanto tale crescita drogata ha distorto gli investimenti di capitale umano. Per anni, il settore edilizio spagnolo ha catalizzato uno sviluppo alla rovescia, in cui un numero esorbitante di giovani vedevano guadagni facili e rapidi come un alternativa ad un processo formativo ed educativo. La pressione per la riqualificazione di un sistema educativo e formativo sempre più scalcinato è venuta meno. Un sistema obsoleto di regolamentazione delle relazioni industriali ha fomentato la creazione di lavoro precario giovanile, humus ideale per il boom del settore edilizio. Il prodotto interno che cresceva legittimava i governi ad espandere in modo proporzionale la propria spesa. Tanto a livello nazionale, dove Zapatero elargiva assegni e sovvenzioni a destra e a manca, seguendo le
raccomandazioni di mediocri consiglieri economici di eterodosse vedute.
Quanto nella palude dei governi regionali dove nuotavano personaggi ben più scaltri, e dove la corruzione prosperava al di là di ogni barriera politica. E con essa progredivano opere publiche inutili, spesso vere e proprie cattedrali nel deserto.
Un esempio tra i tanti è l’aeroporto di Castellon de La Plana, cittadina mediterranea di 180000 abitanti, che dista appena 65 chilometri dal sottoutilizzato aeroporto di Valencia. L’opera fu intrapresa sotto la spinta del presidente della Diputacion Carlos Fabra, uomo forte del Partito Popolare oggi al governo a Madrid. Si parla di un costo intorno ai 200 milioni di Euro, dei quali 300 mila destinati ad un bizzarro monumento agiografico raffigurante il politico locale, opera di un mediocre scultore locale amico da sempre del potere. Inaugurato nel marzo 2011, l’aeroporto ha una bella pagina di web, dove però non si può trovare alcun orario di volo. Questa mancanza è dovuta ad un piccolo dettaglio: da questo aeroporto non partono nè atterrano aerei. L’aereoporto non è a tuttoggi abilitato al volo. Dietro al progetto c’era una visione: quella di valorizzare quarantamila nuove costruzioni, un parco tematico e amenità varie. Nessuna delle quali vedrà, probabilmente, la luce.
Eppure l’aeroporto è prodotto lordo, così come lo sono gli appalti associati alla sua costruzione, le probabili tangenti e i redditi che avrebbe creato il suo indotto. Uno scempio naturalistico che rimane uno dei tanti simboli della scellerata irresponsabilità fiscale che nutriva la crescita che non c’era.
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