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La parità tra i sessi è anche una questione di tasse

di Marco Salvi

  • 30 gennaio 2017, 13:20
La parità tra i sessi è anche una questione di tasse
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Lunedì 30 gennaio 2017 alle 12:20

La Svizzera è uno dei pochi paesi europei che prevede una tassazione congiunta del reddito famigliare. Da noi infatti è tassata la somma dei redditi dei coniugi. In molti altri paesi invece, ogni persona inoltra una dichiarazione separata dei redditi. La tassazione è quindi indipendente dallo stato civile.

Ciò che può sembrare una curiosità o una semplice convenzione (del tipo: qui si guida a destra della strada, altrove a sinistra) ha profonde implicazioni per la parità tra i sessi sul mercato del lavoro. Infatti, l’imposizione congiunta scoraggia l’impiego femminile e cementa le disuguaglianze tra uomini e donne.

Come mai? Ebbene, nel nostro paese, la maggioranza delle donne è attiva sul mercato del lavoro a tempo parziale, mentre gli uomini tipicamente lavorano a tempo pieno. Nel 90% delle coppie, le donne forniscono il secondo reddito. Per via della tassazione congiunta, questo reddito aggiuntivo viene sommato a quello del marito - e poiché la tariffa fiscale è progressiva, esso è tassato in partenza ad un’aliquota elevata. In Ticino il tasso è del 40% circa.

Con l’imposizione individuale dei redditi, il guadagno addizionale di una donna sposata che decidesse di aumentare l’attività lavorativa verrebbe invece tassato indipendentemente dal reddito del marito. Sempre per via della progressione fiscale, l’aliquota personale sarebbe quindi di parecchio inferiore a quella del coniuge.

Con la tassazione congiunta, maggiore è il reddito famigliare e meno la moglie ha interesse a lavorare di più. Il nostro sistema fiscale cementa quindi la ripartizione tradizionale dei compiti all’interno della coppia: moglie a casa e marito al lavoro.

Il problema non è solo teorico. Recenti studi econometrici hanno evidenziato come la fiscalità crei una trappola particolarmente insidiosa per le donne giovani, altamente qualificate. Per via dei disincentivi fiscali, esse si rassegnano a lavorare a tempo parziale, accumulando così meno esperienza dei colleghi maschi, a detrimento della loro carriera futura.

Un passaggio all’imposizione individuale permetterebbe di parificare la tassazione del primo e del secondo reddito e incoraggiare le donne a proseguire una carriera professionale.

Questo messaggio, ben noto agli economisti, non ha però raggiunto i politici. Infatti, appena qualche settimana fa, il Parlamento federale decideva nell’indifferenza generale (persino dei movimenti femministi) di rimandare alle calende greche ogni piano di passaggio all’imposizione individuale dei redditi.

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