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La relazione Cardiocentro – EOC

Una lettura dal pianeta delle aziende familiari, di Gianluca Colombo

  • 24 April 2018, 12:20
TiPress Cardiocentro Lugano
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Martedì 24 aprile 2018 alle 12:20

Nelle scorse settimane abbiamo letto e ascoltato discussioni a proposito del futuro del Cardiocentro, una delle eccellenze della sanità ticinese. Ogni sintesi corre il rischio di essere un po’ parziale e forse anche semplicista. Sembra però che il dibattito sia tra grado d’autonomia del Cardiocentro, necessaria a preservarne la detta eccellenza e grado d’integrazione nel EOC, necessaria per assicurare un futuro anche nella prospettiva del Master in scienze biomediche. Che il Cardiocentro del futuro sia nel EOC sembrerebbe certo, anche se le resistenze emergenti, soprattutto a Lugano, potrebbero anche far pensare al tentativo di compiere passi indietro. Ma forse si tratta solo di un braccio di ferro sul grado di autonomia e sulla natura dell’autonomia, operativa (nessuno la discute), strategica (probabile), di governo (più incerta). Il management sanitario non è il mio mio campo; mi astengo dunque dal proporre soluzioni o criteri di scelta. Voglio invece proporre uno sguardo sul caso che proviene dal lontanissimo (forse solo in apparenza) pianeta delle aziende familiari.

Una delle dimensioni che connota e distingue le aziende familiari da altre forme di organizzazione (private e pubbliche) è quella che la ricerca ha chiamato dimensione socio-emotiva; è un patrimonio di valori, di relazioni, di obiettivi non economici che caratterizza le famiglie proprietarie e le condiziona nelle scelte più importanti, quelle con effetti di lungo periodo, quelle particolarmente rischiose. Questo insieme di elementi è chiamata ricchezza (patrimonio) socio-emotiva (PSE) ed è il frutto dello stretto legame tra la famiglia proprietaria e l’impresa. In molte circostanze, il PSE consente alle aziende familiari di sopravvivere più a lungo delle non familiari, perché I proprietari tentano l’impossibile, anche contro ogni apparente razionalità economica, pur di non perdere questo patrimonio. In altri casi, il PSE è cattivo consigliere, perché fa scegliere pensando al passato, considerando ogni ipotesi sul futuro un rischio troppo elevato proprio per rapporto al PSE stesso.

Tale teoria, sviluppata per spiegare il comportamento delle aziende familiari, può essere utile anche per analizzare il caso del Cardiocentro, perché credo che i fondatori, anche se non ne sono proprietari, abbiano sviluppato nel tempo sentimenti simili a quelli che s’osservano spesso nelle famiglie imprenditoriali. L’importante patrimonio socio-emotivo che hanno accumulato nel tempo condiziona le loro scelte e le posizioni nel citato dibattito. Senza una piena autonomia di governo, sentono di aver perso il legame, anzitutto affettivo con la propria creatura. Ragioni simili possono condurre famiglie proprietarie a non aprire ad azionisti esterni anche se ciò limita la crescita dell’impresa e spesso la condanna al fallimento. A mio parere l’effetto del patrimonio socio-emotivo condiziona negativamente il dibattito tra autonomia e integrazione del Cardiocentro. Non è questa l’unica spiegazione possibile; altre meno eleganti riguardano la dimensione di potere che pure si manifesta nel governo delle organizzazioni, private, pubbliche, profit o non-profit.

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