Plusvalore

Lo spreco del cibo

Rete Due, mercoledì 28 maggio, ore 12:20

  • 28 May 2014, 10:20
iStock_cestino_spazzatura_spreco_cibo.jpg
  • iStock

Lo spreco del cibo

Plusvalore 28.05.2014, 12:20

  • iStock

Lo speco del cibo è sempre più considerato come un serio problema di tipo ambientale ed economico, oltre che etico. Le Nazioni Unite stimano che 1/3 degli alimenti prodotti mondialmente non vengono consumati, uno spreco di 1,3 miliardi di ton all’anno. Nei soli Stati Uniti il 40% degli alimenti, per un valore di $ 165 miliardi, finisce ogni anno nella spazzatura. Nei paesi industrializzati il cibo scartato dalle catene di distribuzione e dai consumatori sarebbe sufficiente ad alimentare gli 870 milioni di persone che soffrono la fame.

Le conseguenze ambientali di questo spreco sono ingentissime. Enormi quantità di acqua, fertilizzanti e terre coltivate vengono utilizzate per produrre alimenti che non verranno consumati. A cio’ si aggiungono i combustibili utilizzati per l’uso di macchine agricole, dall’industria agro-alimentaria ed il trasporto. Secondo la FAO, questo immenso spreco origina globalmente l’emissione annuale nell’atmosfera di 3,3 miliardi di ton di gas a effetto serra. Se il cibo fosse considerato alla stregua di un paese sarebbe al terzo posto, dopo Cina e Stati Uniti.

Nei paesi in via di sviluppo lo spreco del cibo avviene generalmente subito dopo il raccolto, quando gli alimenti vengono immagazzinati o trasportati. Ciò è dovuto alla mancanza di una refrigerazione adeguata ed allo stato precario della rete stradale. Spesso il cibo arriva sui mercati di consumo avariato o in stato di deperibilità. Nei paesi ricchi gli sprechi iniziano invece a livello delle catene di distribuzione che rifiutano ai produttori certi alimenti la cui presentazione potrebbe non piacere agli occhi dei consumatori occidentali, in primis insalate, frutta e verdura. La maggiore fonte di sprechi è però legata alle economie domestiche. Secondo alcune stime britanniche i consumatori sarebbero infatti responsabili per la metà degli sprechi.

Vari paesi si danno da fare. In Corea del Sud il governo, desideroso di ridurre gli sprechi del 20%, ha introdotto una tassa sul sacco della spazzatura in funzione del suo peso. In Cina la leadership politica ha capito che ridurre gli sprechi è essenziale per assicurare a media e lunga scadenza la sostenibilità della sicurezza alimentare nazionale minacciata dall’impatto negativo dei cambiamenti climatici. E’ stata lanciata la campagna nazionale “Operazione piatto vuoto”. I ristoranti offrono ½ porzioni e parecchi clienti pubblicano le foto dei loro piatti vuoti sui social media locali. In Grecia un’associazione privata ha lanciato un sito internet che permette ai supermercati di segnalare ai consumatori i tipi di cibo disponibili localmente ma prossimi alla data di scadenza.

Una delle maggiori sfide è che il cibo è strettamente legato alla cultura nazionale o locale. Ognuno ha un rapporto personale ed emotivo con lo stesso. Cambiare i comportamenti è difficile, ma non impossibile. Spiegando che sprechiamo più alimenti di quanto crediamo possiamo sperare che qualcosa cambi individualmente e collettivamente.

Pietro Veglio

Ti potrebbe interessare