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Non di solo pane si nutrono le scelte femminili

di Marialuisa Parodi

  • 12 aprile 2018, 14:20
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Giovedì 12 aprile 2018 alle 12:20

L’urgenza demografica induce i paesi occidentali a promuovere la partecipazione femminile al mondo del lavoro. Cosa può convincere una donna, dopo la nascita dei figli, a non ridurre drasticamente la quantità offerta di lavoro remunerato?

Come principali determinanti dell’offerta di lavoro femminile sono stati a lungo indagati il reddito, la tassazione, la disponibilità e il costo delle strutture per la cura dei figli, l’ambiente socio-demografico. Recentemente, si è documentata l’importanza di includere anche aspetti soggettivi e culturali.

In uno studio pubblicato a fine marzo, due ricercatrici del FORS hanno ripreso i dati dei sondaggi sulle famiglie svizzere del 2004 e del 2014 e integrato nell’analisi anche una variabile non economica: le convinzioni personali e del partner rispetto ai ruoli di genere. Va notato che un’indagine dei determinanti dell’offerta di lavoro femminile svolta sui nuclei famigliari in Svizzera offre un contributo unico alla letteratura internazionale: oltre alla multiculturalità, infatti, esiste una differenziazione tra Cantoni a livello fiscale e di offerta di strumenti di conciliabilità. Le donne svizzere sono anche molto più presenti nell’offerta di lavoro part-time.

Come variabile soggettiva lo studio ha scelto di modellizzare il grado di consenso a due affermazioni chiave, entrambe presenti nei sondaggi: “Avere un lavoro è la migliore garanzia di indipendenza, per uomini e donne” e “Un bambino in età prescolare soffre se la mamma lavora”.

Quello che emerge è che tutta l’offerta di lavoro femminile, remunerato e di cura, è fortemente influenzata dalle convinzioni sui ruoli; non solo quelle personali, ma anche del partner e dell’ambiente di riferimento. A causa di questa pressione sociale, le donne valutano l’utilità di restare a casa o di orientarsi verso il lavoro remunerato in modo inelastico rispetto al salario. Addirittura, quando la pressione sociale è più elevata, un aumento del proprio salario o di quello del partner causa la riduzione, anzichè l’aumento, delle ore lavorate.

Questo significa che per motivare le donne sul mercato del lavoro, accanto all’azione sugli incentivi monetari (e sulla parità salariale, ovviamente) vanno promossi miglioramenti delle condizioni quadro, in modo da allentare lo stigma associato alle madri lavoratrici: misure di conciliabilità famiglia-lavoro per uomini e donne.

Lo studio osserva anche che, tra il 2004 e il 2014, è cresciuta la forza lavoro femminile, il relativo salario lordo orario e il reddito reale disponibile delle famiglie; è migliorato il livello di formazione, specialmente la percentuale di donne con diploma terziario; più uomini e più donne pensano che il lavoro garantisca l’indipendenza ad entrambi i sessi; si va gradualmente riducendo il giudizio morale negativo sulle madri che lavorano.

Sembra dunque che società ed economia abbiano già scelto la destinazione: alla politica il compito di organizzare il viaggio.

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