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Nuove tecnologie e nuovi mercati: la blockchain

di Barbara Antonioli Mantegazzini

  • 26 September 2018, 12:20
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Mercoledì 26 settembre 2018 alle 12:20

Nuove tecnologie e nuovi mercati: la blockchain

Plusvalore 26.09.2018, 14:20

Internet naviga in acque decisamente buone, basti pensare che Google e Microsoft, assieme ad Apple, sono le prime tre aziende per valore al mondo. Si conferma quindi come l’economia sia ormai dominio delle nuove tecnologie. Tra queste rientra a pieno titolo la blockchain. Nata per scambiare bitcoin, la “catena di blocchi” è definita da molti la nuova generazione di internet dei valori; si tratta di una sorta di registro condiviso tra computer (i nodi), collegati via internet, in cui vengono annotate tutte le transazioni, dalla prima all’ultima, tra individui. Un database decentralizzato insomma. La tecnologia alla base ne assicura la sicurezza per cui sembrerebbe praticamente impossibile modificare le informazioni registrate (occorrerebbe alterare tutti i nodi). Questo renderebbe, di fatto, superflui gli intermediari come banche, notai, finanziarie, in generale qualsiasi istituzione si frapponga tra i liberi cittadini, col risultato di migliorare l’efficienza e ridurre sensibilmente i costi. E sono proprio queste caratteristiche a renderla sempre più appetibile per diversi settori oltre a quello delle criptovalute. Una recente indagine del World Economic Forum prevede che il 10% del Pil globale sarà archiviato su blockchain entro il 2027. Tra i casi più interessanti ci sono sicuramente l’energetico, i rifiuti, la sanità, la proprietà intellettuale e quella fondiaria, ma ultimamente la si utilizza anche per scovare le fake news (Trusted News), o per produrre diplomi di laurea (Harvard). In particolare, nel settore energetico la blockchain potrebbe essere sfruttata in diversi modi: per tracciare e certificare l’elettricità rinnovabile, per il trading all’ingrosso di elettricità o gas (Enerchain) o, in termini futuribili ma non troppo, per lo scambio di energia elettrica tra consumatori e produttori locali di rinnovabili, come col peer-to-peer nel mercato discografico per intenderci. Nel settore dei rifiuti, invece, potrebbe contribuire a perfezionare la tracciabilità di quelli differenziabili, migliorando la trasparenza e il rispetto dei vincoli ambientali, mentre in quello sanitario la condivisione delle cartelle cliniche consentirebbe agli operatori di interagire meglio e più rapidamente con i pazienti, prendendo decisioni efficienti e precise sulle cure. Dobbiamo quindi attenderci un’impennata nella diffusione di questa tecnologia nei prossimi anni? Non proprio. L’effettivo decollo della blockchain sembrerebbe limitato dal fatto che, ad oggi, l’attenzione si è concentrata in maniera predominante su questioni tecnologiche, ad esempio la velocità delle transazioni, trascurando invece temi cruciali come la sicurezza e la privacy dei dati personali trattati, il governo complessivo del sistema e il fatto che un ruolo seppur limitato di qualche intermediario, anche nuovo, potrebbe essere comunque opportuno. Il risultato principale è una discrasia tra i vantaggi potenziali e i guadagni reali. Tra dubbi e incertezze una cosa è sicura: il modo in cui custodiamo e scambiamo le informazioni sta cambiando, ed è improbabile che i mercati rimarranno gli stessi nei decenni a venire. Anche il pubblico avrà un ruolo: quello di definire “regole del gioco” adeguate, in grado di disciplinare un tema così rilevante, avendo sempre come obiettivo finale la creazione di valore per gli utenti.

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