Quale futuro?
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Il fardello della terra

Un viaggio tra le difficoltà degli agricoltori ticinesi e svizzeri, tra pressioni psicologiche e alto rischio di suicidio

  • 21.2.2020
  • 34 min
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Ci sono i prezzi dei prodotti che crollano, ci sono giornate di lavoro estremamente lunghe, c’è il carico anche amministrativo elevato e il tempo libero azzerato che porta con sé crisi, anche personali e famigliari. Poi ci sono i debiti e il loro l’accumulo, che spesso schiaccia i più piccoli sotto il peso della globalizzazione. Il tutto condito da un dato emerso da una ricerca dell’Università di Berna 2014: tra i contadini il tasso di suicidi è del 37% più alto rispetto ad altri settori.

Zanini Andrea

A distanza di qualche anno abbiamo voluto capire come sta l'agricoltura svizzera, quella più “tradizionale”, in particolare in Ticino. Lo abbiamo fatto con due allevatori che conoscono da vicino questo mondo: Giulia Quadroni di Origlio, che è pure docente alla scuola agraria di Mezzana, e Andrea Zanini, allevatore a Novazzano e ispettore dei controlli agricoli.

Giulia Quadroni

Lo spaccato di realtà che ne è uscito stride con l'immagine idilliaca e bucolica che spesso abbiamo nei confronti di chi lavora la terra. Ma è proprio anche lo sguardo di chi poco ha a che fare con questo mondo, che spesso crea incomprensioni e distanza, allargando il divario campagna-città.

Inoltre, la politica agricola, che dovrebbe sostenere gli agricoltori con i pagamenti diretti, si rivela spesso un’arma a doppio taglio, visti i continui cambi di rotta a ogni quadriennio. Per capire cosa aspetta il mondo agricolo dal 2022 (il messaggio è stato presentato la scorsa settimana) ci siamo quindi rivolti al Consigliere federale Guy Parmelin che, oltre ad essere responsabile del dossier, è pure un ex agricoltore.

Modem su Rete Uno alle 8.20, in replica su Rete Due alle 19.25. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSINews e RSIPlay

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