Nel campo dei Tories i cosiddetti “brexiteers ultra” avevano deciso di farla saltare, lei ha saltato l’ennesimo ostacolo. Theresa May resta in sella, ieri ha ottenuto la fiducia del suo partito, continuerà a traghettare il Regno Unito verso una brexit concordata o almeno a cercare di farlo perché la minaccia di un rifiuto in parlamento dell’accordo raggiunto con Bruxelles resta assolutamente concreta, anzi probabile. Verifica il prossimo gennaio.
In sella, dunque, ma non necessariamente incolume. 200 i voti a suo sostegno, ma 117 deputati conservatori le hanno chiesto di farsi da parte e ricordano quanto sia spaccato il partito: Theresa May, verrebbe da dire, leader conservatrice ma solo a metà. Ieri l'inquilina di Downing Street aveva assicurato di voler solo chiudere il capitolo "brexit". Con quale credibilità potrà portare a termine la sua missione? Con quali strumenti potrà cercare di strappare a Bruxelles qualche concessione e sperare di rabbonire il parlamento?
Ne discutiamo con:
Pears Ludlow, professore alla London School of Economics
Lorenzo Amuso, giornalista, collaboratore Rsi da Londra
Interventi di:
Tomas Miglierina, corrispoindente RSI da Bruxelles
Giorgia Palmieri, espatriata svizzera a Liverpool, responsabile delle pagine UK e Irlanda della “Schweizer revue”, la rivista mensile degli svizzeri all’estero
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