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Pensione meritata o dorata?

In votazione la legge sulla previdenza per i Consiglieri di Stato ticinesi

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  • 7.6.2021
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Correva l’anno 1963, quando entrò in vigore la legge che confermava un sistema di previdenza speciale, riservato ai Consiglieri di Stato ticinesi, sin dal 1955. Quel sistema, leggermente aggiornato, è durato oltre 50 anni e prevede il versamento di un vitalizio (a carico dello Stato) al membro dell’Esecutivo cantonale dal momento in cui lascia la carica, indipendentemente dalla sua età. Una posizione particolare poiché i Consiglieri di Stato non sono affiliati alla Cassa pensioni dello Stato (IPCT).

Nel 2015 la politica cantonale ha mosso i primi timidi passi verso una revisione della legge approvando il principio della fine dei privilegi; un principio che però non ha trovato un’applicazione pratica fino al 2019 quando il Partito socialista ed il sindacato VPOD lanciarono, con successo, un’iniziativa denominata Basta privilegi per i Consiglieri di Stato. Lo scorso mese di ottobre, il Gran Consiglio, ha approvato l’iniziativa a larghissima maggioranza con 75 voti favorevoli e 4 contrari e un astenuto.

La vicenda sembrava poter essere archiviata ma, per il Movimento per il socialismo (MPS), i privilegi concessi agli attuali Consiglieri di Stato continuerebbero, attraverso un previsto aumento del loro stipendio fino a circa 33'000 franchi annui. Altri privilegi, come il rimborso forfettario delle spese, sono pure nel mirino del referendum, lanciato con successo, dall’MPS, che ritiene, nel suo insieme, ancora troppo oneroso il trattamento riservato ai membri dell’Esecutivo cantonale.

In vista del voto popolare previsto per il 13 giugno ne discutiamo con:

Pino Sergi, Gran consigliere, MPS;

Samantha Burgoin, Gran Consigliera, I Verdi.

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