Quanto accaduto negli Stati Uniti potrebbe essere replicato in Svizzera
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Scuse digitali

Il CEO di Facebook Marc Zuckerberg si è scusato davanti al parlamento europeo per la vicenda Cambridge Analitica. Ma contemporaneamente con la sua azienda potrebbe influenzare le elezioni svizzere del 2019.

  • keystone
  • 24.5.2018
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Dopo l'audizione al Congresso Usa, il fondatore e amministratore delegato di Facebook Mark Zuckerberg è tornato ad offrire le sue scuse per gli errori commessi, ma questa volta al Parlamento europeo a Bruxelles. E sullo scandalo Cambridge Analytica ha promesso che non si ripeteranno "mai più casi del genere in futuro". "Bene le scuse di Zuckerberg, ma non bastano", ha ammonito il presidente Antonio Tajani al termine dell'incontro con gli europarlamentari, annunciando che l'Eurocamera "vigilerà sulle rassicurazioni ricevute".

Ma intanto si apre una discussione anche sul versante svizzero, stando alle rivelazioni della Schweiz am Wochenende e del giornale online Die Republik. Il social network starebbe infatti pianificando di utilizzare il pulsante “I am a voter” “io sono un elettore” prima delle elezioni federali dell’anno prossimo. L’11 aprile scorso Anika Geisel, responsabile politico di Facebook a Berlino ha infatti incontrato a Zurigo 20 politici di tutti i partiti per illustrare i vantaggi promozionali di questa iniziativa, che non avrebbe lo scopo di favorire un preciso schieramento, ma solo quello di ricordare l’appuntamento alle urne. Ma dopo le elezioni USA è cresciuta la diffidenza nei confronti del social network, e anche l’incaricato federale per la protezione dei dati Adrian Lobsinger teme che l’utilizzo di alcuni strumenti digitali “potrebbe essere utilizzato allo scopo di influenzare il comportamento elettorale”. Ma è possibile proteggersi meglio da questi nuovi strumenti? Servono dei nuovi strumenti giuridici e informatici? Come si muove la politica? E intanto mister dati della confederazione sta creando un gruppo interdipartimentale di esperti per analizzare questo e altri casi. Ne discutiamo a Modem con la consigliera nazionale PPD Kathy Riklin, Fabrizio Gilardi della Digital Democracy Lab dell’Università di Zurigo e Christian D'Cunha, capo ufficio di Giovanni Buttarelli, garante europeo per la protezione dei dati.

Modem su Rete Uno alle 8.20, in replica su Rete Due alle 19.25. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSINews e RSIPlay

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