Alimentazione, sistemi di produzione, accesso al cibo. Non è un problema di quantità. Ma di distribuzione e di metodi produttivi. Dopo anni di declino, il numero di persone che soffrono la fame è tornato ad aumentare. Oggi sono 811 milioni. Però non è più il momento di chiedersi soltanto: come garantire cibo a tutti? Ma piuttosto: perché accade ancora? Come cambiare – anzi, trasformare il sistema? Per la prima volta, il complesso meccanismo delle Nazioni Unite prova – nelle intenzioni – ad affrontare il problema alla radice: i sistemi di produzione. Non solo cibo, ma “good food for all”: un diritto alimentare che comprende il diritto a consumare alimenti sani, di qualità.

È il tema al centro dell’“UN food systems summit” che si apre tra poche ore al Palazzo di vetro di New York, a margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

L’ennesimo vertice di buone intenzioni o davvero una “speranza”, nel contesto degli Obiettivi di sviluppo sostenibile del 2030, come dice il segretario generale Guterres? E quale sarà il ruolo della società civile e delle organizzazioni di produttori locali, che denunciano di essere lasciati da parte? Non c’è il rischio di uno strapotere delle multinazionali dell’agrobusiness?

Con:
Pio Wennubst, ambasciatore, capo della Delegazione permanente della Svizzera presso le agenzie ONU a Roma
Sara Roversi, fondatrice del Future Food Institute di Bologna (no-profit attiva nella ricerca, formazione e innovazione agroalimentare)
Nora McKeon, già funzionaria FAO, consulente di organizzazioni della società civile (tra il Réseau des organisations paysannes et de producteurs de l’Afrique de l’Ouest) e docente all’Università di Roma Tre e Torino

E con interviste registrate a:
Urs Niggli, agronomo, unico esperto svizzero nel comitato scientifico del Food Systems Summit dell’ONU
Carlo Sommaruga, Consigliere agli Stati PS

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