Gli Stati Uniti ripartono da Joe Biden e Kamala Harris, che hanno in queste ore più volte promesso una presidenza in nome di tutti i cittadini del loro Paese, di chi li ha eletti e ma anche di chi non li ha votati. Sanno che c’è un Paese da riunificare, dopo la presidenza divisiva di Donald Trump. Ma da sanare – e non per nulla usano il verbo “to heal” – ci sono anche il malcontento e le tante fratture sociali che nel 2016 avevano portato alla Casa Bianca lo stesso Trump, abile a cavalcarle anche in tutto questo quadriennio. Un compito immane attende dunque il neo-presidente e la nuova vice-presidente, già entrata nella storia per essere la prima donna ad assumere questa carica. A loro spetta anche il compito di confrontarsi con un Senato che rischia di remare contro di loro, soprattutto se vi sarà una definitiva maggioranza repubblicana.

Tutto questo senza dimenticare le tensioni interne ai Democratici, con la corrente di sinistra del partito che chiederà al nuovo presidente di abbandonare le posizioni moderate che l’hanno fin qui caratterizzato. Tante le sfide interne per la nuova presidenza, senza contare quelle che dovrà affrontare sullo scacchiere internazionale, a cominciare dai rapporti con la Cina. E qui resta da capire cosa rimarrà negli Stati Uniti, ma anche altrove nel mondo, del "sovranismo" americano imposto finora da Trump. Un presidente uscente – e anche di questo parleremo - ancora pronto a invalidare l’esito delle elezioni a colpi di ricorsi giudiziari.

Per discuterne a Modem intervengono:

Emiliano Bos, corrispondente RSI da Washington;

Luciano Bozzo, direttore del centro di studi strategici e internazionali all’Università di Firenze;

Mario Del Pero, professore di Storia degli Stati Uniti a Sciences Po, Parigi;

Gaja Pellegrini, analista e giornalista, autrice del libro Shake-up America, capire le elezioni 2020 come un americano.

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