Il latte condensato
Una fonte di esperienze voluttuosamente trasgressive e dolcissime
Provate oggi andare a chiedere a un adolescente o anche solo un 30enne cos’è il “latte condensato”. Sgraneranno gli occhi. E vedendo il tipo di imballaggio penseranno a uno strano tipo di maionese o tonno. E invece questo particolare prodotto alimentare della grande distribuzione mondiale, nella memoria degli ultracinquantenni, occupa un posto speciale: quello degli affetti. Perché il latte condensato sa di scorta d’anteguerra della nonna, di cascina ai monti e di desiderio proibito d’infanzia – con bianca e zuccherosa dolcezza.
Ricordi affettuosi
Allora siamo andati a sentirne qualcuno, di questi cinquantenni, dai colleghi d’ufficio al chimico cantonale ticinese Marco Jermini; per scoprire così, che dietro quella grafica d’antan e dentro quel tubetto o scatoletta di latta a buon mercato, si cela una fonte di esperienze voluttuosamente trasgressive, tanto piccole quanto indimenticabili, e una storia industriale curiosa.