I musei, soprattutto quelli che custodiscono vestigia di antiche civiltà o anche opere che ci riportano agli esordi della storia contemporanea sono luoghi di conservazione della memoria collettiva e di propagazione culturale. Non sono dunque contenitori da riempire e da lasciare poi coprirsi di polvere. I musei possono diventare luoghi di scambio, condivisione e propagazione di culture che si aprono alla città dove sorgono e al mondo. Esempi diversi quelli che mettiamo a confronto: Il Museo Vincenzo Vela di Ligornetto, l’Antikenmuseum di Basilea e il Museo Egizio di Torino che illustrano come conservare le tracce del passato non significa chiuderle in una scatola per quanto preziosa essa sia. Questi musei sono invece aperti alla società civile con l’intento anche di inclusione chi ne sta a margini. Il Museo delle Antichità Egizie di Torino per esempio ha avviato un programma di coinvolgimento dei carcerati mentre quello di Ligornetto, già da anni organizza visite per gruppi di rifugiati che vivono nel nostro territorio. E così anche l’Antikenmuseum di Basilea, con i suoi 5000 anni di cultura dall’antico Egitto alla Grecia e al Mediterraneo si apre modernamente a diverse forme di collaborazione interculturale. Nella civiltà della globalizzazione, in cui si ha sovente la sensazione di perdere i punti di riferimento, questi musei ci restituiscono il passato in modo plastico e ci riportano alle nostre radici culturali, sociali e persino politiche dandoci consapevolezza di quanto la diversità delle culture ci faccia sentire tutti, fin dall’antichità più remota, appartenenti alla famiglia umana.

Ospiti:
Gianna Mina, Direttrice del Museo Vincenzo Vela di Ligornetto, già presidente dell’Associazione dei musei svizzeri e membro del Consiglio di Fondazione del Museo d’arte della Svizzera italiana e della sua commissione scientifica
Andrea Bignasca, direttore dell’Antikenmusuem und Sammlung Ludvig di Basilea
Evelina Christillin, presidente della Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino