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Millevoci

Una App di tracciamento anti Covid e tante domande, anche a livello internazionale

Con Nicola Colotti

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  • 4.6.2020
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  • Società

L’iter parlamentare della App di tracciamento per i telefonini denominata SwissCovid ha segnato martedì 3 giugno una tappa decisiva con l’approvazione a Berna da parte del Consiglio degli Stati delle basi legali che consentiranno, dopo che anche il Nazionale si sarà pronunciato, la sua introduzione e diffusione sui nostri telefonini a partire da inizio luglio.

Finita la fase sperimentale con volontari ed esperti avviata a metà maggio, si apre quella operativa basata su tre principi che è bene ricordare: SwissCovid è e rimane uno strumento preventivo (lo scopo è avvisare un utente nel caso sia stato in contatto per un tempo abbastanza lungo con persone poi risultate positive al virus pandemico); per essere davvero efficace e utile per tutti l’applicazione dovrà essere scaricata da un numero sufficientemente ampio di cittadini (senza nessuna discriminazione per chi deciderà di non farlo); terzo pilastro, sul quale si è dibattuto molto anche a livello internazionale, è quello relativo alla garanzia di protezione della sfera privata dei cittadini. L’architettura dell’applicazione è tale da garantire che i dati utili al tracciamento di potenziali contatti con persone riconosciute contagiate rimangano sul telefonino e che non verranno conservati da nessuna entità centralizzata.

Oltre all’utilità dell’applicazione per tenere sotto controllo il rischio di nuovi casi Covid-19 in Svizzera, e alle garanzie che i dati personali degli utenti non potranno essere conservati né usati impropriamente, sono gli aspetti tecnologici e di percezione sociale che interessano gli esperti. Quante persone scaricheranno SwissCovid? La sua efficacia dipenderà soltanto dal numero di utilizzatori? Le garanzie tecniche sulla sua “neutralità” per la privacy basteranno a convincere gli scettici? Quali confronti fare con altre app analoghe in altri paesi? Ha senso immaginare un’interoperatività a livello internazionale, e se sì, a quali condizioni? Avrebbe senso rendere SwissCovid obbligatoria per poter accedere in futuro ad alcuni luoghi ad alta concentrazione di persone? E se non funzionasse si potrebbe immaginare qualche altra tecnologia digitale per tracciare i contagi?

Ospiti:
Paolo Attivissimo
, giornalista informatico co-conduttore della rubrica “Il Disinformatico” della RSI
Alessandro Longo, giornalista, direttore di agendadigitale.eu
Bruno Storni, ingegnere, già docente universitario, Consigliere nazionale

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