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Gli ultimi frenetici ritocchi

A parte piccoli contrattempi positivo l'impatto con Sochi

  • 5 February 2014, 14:41
  • 6 June 2023, 10:04
  • OLIMPIADI INVERNALI
Le palme di Sochi

Si lavora anche di notte per sistemare gli ultimi dettagli

  • Keystone

di Enrico Carpani

Quello che è stato fatto, è stato fatto. Per il resto non c'è più tempo. O quasi.

C'è qualcosa di assurdo, addirittura di surreale, in fondo, nei gesti frenetici degli operai che stanno gettando gli ultimi metri di asfalto a due passi dal terminal dei bus che scaricano decine di giornalisti proprio davanti alla zona di sicurezza che si deve attraversare per accedere al centro stampa, o nella meticolosità con cui un'anziana signora sta sistemando un'improbabile decorazione floreale su un palo della luce, a due metri da terra.

Sette anni e cinquanta miliardi di dollari dopo, quello che rischia di fregarti, alla fine, sono proprio i dettagli. O così almeno credono i russi, che tutto sommato sembrano pronti a consegnarci un'Olimpiade... normalmente straordinaria, come tutte quelle che l'hanno preceduta e come tutte quelle che la seguiranno.

A prima vista - o visti dal di fuori, se preferite - tutti gli impianti del parco olimpico di Sochi fanno la loro bella figura: l'esercizio architettonico di chi voleva impressionare - se non proprio stupire, visto che ormai siamo tutti viziati e neppure le soluzioni più ardite né gli accostamenti più fantasiosi riescono davvero a provocarci il brivido di un'emozione autentica - può dunque considerarsi riuscito. Sochi avrà i suoi piccoli gioielli, come li ebbe Pechino, come li ha avuti Londra, come li avranno tutti coloro che vorranno e potranno permetterseli.

Sinora, comunque, nessuno ha visto granché: mi sarebbe piaciuto darvi qualche anticipazione dopo aver assistito alla prova generale della cerimonia d'apertura di venerdi sera, ma mi hanno assicurato che per evitare guai seri sarebbe stato meglio evitare di parlarne, e quindi mi adeguo. Ancora un po' di pazienza, del resto, e potrete vedere con i vostri occhi.

Per il resto, tutto sembra funzionare. Ne più ne meno bene o male rispetto alle altre volte. La sicurezza è invasiva tanto quanto lo è sempre stata, almeno per quanto è dato a vedere: che poi ci controllino nei nostri movimenti, ci ascoltino mentre telefoniamo e ci osservino anche quando dormiamo nelle nostre camere in cui ancora si sente l'odore della vernice fresca e dove qualche piastrella - nella fretta, certamente - non è stata fissata a regola d'arte, beh, quelli dopotutto sono problemi loro. Se tutto questo, in qualche modo, serve comunque a garantire la tranquillità anche di ognuno di noi, che facciano pure. Ne ho fatte tante (questa è la quattordicesima, per l'esattezza) e tranne un piccolo intoppo ad Atlanta tutto si è sempre risolto per il meglio: e allora perchè non dovrebbe andare così anche qui, insomma?

Tra tante preoccupazioni, più o meno legittime, e altrettante lamentele, più o meno giustificate, ho cercato di mantenere un approccio abbastanza positivo e ottimista. Ci sono riuscito? Ci riuscirò anche i prossimi giorni? Francamente non lo so, e preferisco lasciar giudicare gli altri. Per il momento, spero di essermi quantomeno meritato il diritto di esprimere una piccolo critica: niente di che, direte, ma se con tutti i soldi che Putin ha speso per mettere in piedi quest'edizione dei Giochi Olimpici a qualcuno fosse venuto in mente di investire qualche migliaio di rubli per chiedere a un tecnico di verificare il funzionamento degli apparecchi TV nelle nostre stanze, probabilmente saremmo tutti un po' più contenti.

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