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Ruggero Glaus, una voce per lo sport

Il ricordo di Enrico Carpani

  • 20 marzo 2019, 15:25
  • 9 giugno 2023, 09:01
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di Enrico Carpani

Una sera d’agosto del 1978, primo turno del campionato di calcio: lanciando dallo studio di Sport e Musica i collegamenti con gli inviati sui campi Mare Dignola tiene a battesimo due debuttanti radiocronisti. Uno era Ruggero Glaus, l’altro il sottoscritto. Sono passati più di quarant’anni da quella prima volta in cui le nostre emozioni e qualche inevitabile strafalcione hanno tentato di guadagnarsi un piccolo spazio nelle abitudini di tanti appassionati, cresciuti ascoltando Giuseppe Albertini, Tiziano Colotti e Sergio Ostinelli e…viziati dall’autentica classe di questi maestri.

Non so se siamo davvero riusciti a imparare da loro: so che ci abbiamo provato, con tutto il nostro impegno. E mi piace pensare che ieri sera, proprio mentre radio e tv stavano diffondendo una partita dell’Ambrì e la notizia della scomparsa di Rugge cominciava a circolare sui social, a qualcuno sia tornata alla mente la sua bellissima voce, dal timbro caldo e rassicurante, profonda per natura e arrochita dall’inseparabile sigaretta.

Ripensando a quegli anni irripetibili, sino a quando i nostri percorsi professionali si sono divisi nel 1996, rivedo il collega, il compagno di tanti viaggi e di tante interminabili discussioni, sullo sport, sul lavoro e sulla vita. Ma soprattutto ritrovo l’immagine di una persona aperta e disponibile, capace di regalarti un sorriso anche quando non te lo saresti aspettato. Era così, Ruggero.

Impossibile immaginarci più diversi, per età, formazione e interessi, ma accomunati dalla convinzione che il nostro fosse il lavoro più bello del mondo. Io ancora non sapevo che avrei rotto quel patto dopo vent’anni; lui, invece, gli è sempre rimasto fedele, lungo tutto l’arco di una carriera non semplicissima.

Insieme, con Marco Filippini tra gli altri, abbiamo superato lo stesso concorso, insieme abbiamo riempito ore e ore di radio: non tutti sanno, però, che per anni Ruggero Glaus è stato uno di noi pur senza esserlo pienamente: che fosse un collaboratore esterno dalla doppia vita – come ci divertivamo a definire la sua duplice attività professionale – non gli impedì comunque di diventare una presenza fissa per il pubblico, al punto che quando fu assunto dalla RSI in pratica nessuno se ne accorse. Era un radiocronista. Punto. E questo, al di là dello status professionale all’interno dell’azienda, era il suo unico motivo d’orgoglio.

Quando sbarcò a Besso del suo passato di tecnico edile portò con sé ordine e precisione quasi maniacali: per la sorpresa e magari anche l’ilarità di alcuni ma non di chi aveva già imparato a riconoscere l’inconfondibile grafia delle introduzioni di ogni sua radiocronaca, o ancora la geometrica precisione nella disposizione dei fogli sul tavolo all’inizio di ogni partita.

Era così, Ruggero.

Così diverso e cosi uguale a tutti noi che ci siamo sempre sentiti cronisti – di qualunque cosa, dal Chiasso al Papa come amava ricordarmi per la mia interminabile diretta della visita a Lugano di Giovanni Paolo II – prima ancora che giornalisti.

E così mi piace ricordarlo.

Ciao Rugge.

Il ricordo di Rete Uno Sport (Rete Uno Sport 20.03.2019, 07h30)

RSI Altri sport 20.03.2019, 09:17

Il servizio su Ruggero Glaus (Il Quotidiano 20.03.2019)

RSI Altri sport 20.03.2019, 20:54

L'intervista a Ruggero Glaus (Il gioco dei ricordi 01.10.2012)

RSI Altri sport 19.03.2019, 23:44

20.03.2019: In ricordo di Ruggero Glaus

Telegiornale 20.03.2019, 15:42

Addio a Ruggero Glaus

Il Quotidiano 20.03.2019, 20:00

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