Calcio

L'undici divino rossocrociato

I paragoni di Armando Ceroni tra giocatori elvetici ed eroi ellenici

  • 23 March 2018, 09:11
  • 8 June 2023, 15:47
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Berhami e Lichtsteiner

Come Zeus e Icaro

  • Keystone

dall'iniviato ad Atene Armando Ceroni

La Svizzera gioca fra poche ore ad Atene, dove venivano celebrati gli eroi dell'Antica Grecia. Dove tutto ebbe inizio, perché qui tutto fu scritto e codificato che ancora ce li portiamo dietro quei concetti. Così come i rossocrociati, a meno di tre mesi dai Mondiali, si portano appresso quanto fatto finora, tra magnifiche cavalcate e cadute inaspettate. Tra luci sfavillanti e ombre sfumate. Proprio come quegli eroi della Grecia che fu, che per puro divertimento, vengono qui paragonati al nostro undici divino.

Sommer come Leonida - Lo spartano Leonida che con il suo gruppo ristretto di uomini si batté contro gli invincibili persiani, immolandosi lungo lo stretto di Termopili. Che significa "porte calde". Le stesse che Sommer deve difendere dalle offensive avversarie con una freddezza, a volte, solo apparente.

Lichtsteiner come Icaro - Icaro inseguiva un sogno: correre, decollare e volare, ma si avvicinò troppo al sole e gli si fusero le ali. Un po' come Lichtsteiner che vola leggiadro lungo la fascia, ma poi alla meta del fondo, dove partono i cross, ci arriva abbagliato.

Schär come Ettore - Nella guerra di Troia il soldato più valoroso. Un combattente nato, sicuro di sé, pur se un filo superbo. Come quando Schär pensa di poter fare qualsiasi cosa, anche distrarsi, pensando che tanto non potrà succedergli nulla. Storie. Come quella di Ettore che per finire ci lasciò le penne al cospetto di quel satanasso di Achille.

Djourou come Eracle - La forza allo stato puro, indipendentemente da come lo si chiami. Eracle, nella mitologia greca. Ercole per i romani. Djourou per gli svizzeri. Muscoli d’acciaio, interventi poderosi, ma anche tocchi da paura. Per noi, mica per gli avversari.

Rodriguez come Eolo - Il dio dei venti, talmente prezioso, che Zeus decide di resuscitare, di renderlo immortale e metterlo a custodire i venti tutti, incastonati in una grotta delle isole Eolie. Lo stesso fa Rodriguez. Il custode insostituibile della fascia sinistra. Dove soffiano venti leggeri, come il suo passo, ma anche impetuosi come quando fuori il vento fischia e Rici deraglia.

Behrami come Zeus - Era il grande capo dell’Olimpo. Il comandante degli dei, che i romani chiamavano Giove. Per noi è Valon il magnifico. Non si muove ciuffo d'erba senza che Valon non voglia. Rete a parte, che se fosse per lui non si gonfierebbe mai.

Xhaka come Atlante - Il titano condannato a sorreggere il cielo, che è come il mondo e perciò come il pallone. Quello che Xhaka è costretto a reggere. Sempre. Senza tentennamenti. Anche per imposizione anagrafica, visto che di nome fa Granit. Una tragedia. Perché il granito a volte si spezza e con lui tutta la squadra.

Dzemaili come Ulisse - Il viaggiatore per eccellenza. Tra mari burrascosi e battaglie avvelenate. Da Zurigo, all’Inghilterra, passando attraverso diverse esperienze italiche, ed esotiche avventure nordamericane. Fino al ritorno a casa. In quella che è diventata la sua Bologna. Quella di Dzemaili, il nostro Ulisse che al Mondiale ci vuole arrivare in un cavallo di Troia sicuro e protetto.

Shaqiri come Achille - È sempre stato "pié veloce", sin dalle elementari dove quando si ritrovava con un pallone tra i piedi, nessuno riusciva più a portarglielo via. Ma Shaqiri come Achille ha un punto debole che sta sopra il tallone. Un polpaccione di tali dimensioni che ogni due per tre suona laceranti bang.

Seferovic come Sisifo - Condannato a trascinare un enorme masso lungo un ripido pendio, per poi farlo rotolare dalla parte opposta. Ma ogni volta che era sul punto di raggiungere il crinale, il sasso rotolava indietro al punto di partenza. Come le azioni e la carriera di Seferovic che a fatica pare raggiungere la vetta e poi di colpo si ritrova a ricominciare tutto daccapo.

Embolo come Filippide - Il soldato ateniese che si sciroppò 42km e rotti per annunciare la vittoria nella battaglia di Maratona. È questa l'origine dell’omonima gara. Filippide per lo sforzo morì. Embolo muore di tristezza se non può sfogare quella sua verve innata da maratoneta felice di spremersi dove, come e quando gli pare.

Il servizio con Vladimir Petkovic (Rete Uno Sport 23.03.2018, 12h30)

RSI Calcio 23.03.2018, 13:57

Il servizio con Stephan Lichtsteiner (Rete Uno Sport 23.03.2018, 07h30)

RSI Calcio 23.03.2018, 08:30

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