La tecnologia è il futuro
(che più futuro non si può)
Baratterei tutta la mia tecnologia per una serata con Socrate.
(Steve Jobs)
I computer sono inutili. Possono dare solo risposte.
(Pablo Picasso)
Noi abbiamo gran fretta di costruire un telegrafo dal Maine al Texas; ma il Maine e il Texas potrebbe darsi che non abbiano nulla di importante da comunicarsi.
(Henry David Thoreau)
In caso di conflitto tra l’umanità e la tecnologia, vincerà l’umanità.
(Albert Einstein)
Oggi siamo già (mondo occidentale) malati di tecnologia. La previsione, facile, è che in futuro ci ammaleremo di innovazione ancor di più. Al di là di come comunicheremo - saremo sempre più connessi grazie alla rete - la grande domanda va posta sul lavoro di domani.
È sicuro che sempre più impieghi saranno soppressi a favore dell'automazione: macchine che fanno lavori che fino a ieri svolgevano gli esseri umani. Ebbene: questo lavoro "liberato" di milioni di persone, come e dove potrà/dovrà essere sfruttato?
Perché non è pensabile un'economia in cui le macchine fanno guadagnare più soldi alle aziende, più soldi allo stato (gettito fiscale), ma che poi questi soldi li riperde tutti, riallocati a favore di quelle persone (sussidi di disoccupazione) che hanno appena perso quello stesso posto di lavoro.
Collaboratori fissi del programma radio, in onda ogni mercoledì alle 11.00 su Rete Tre, sono Eric, filosofo diciottenne che sta seguendo il suo corso di laurea a Lugano e il Prof. Carlo Ossola, Direttore dell'Istituto di studi italiani dell'USI, filologo e critico letterario di fama europea.
Qui potete riascoltare i nostri ospiti alle prese con il tema della diciottesima puntata: la tecnologia.