Ticino e Grigioni

Mendrisio: sui mori nessun ripensamento

La decisione di rinunciare ai figuranti con il volto dipinto di nero ha suscitato polemiche, ma gli organizzatori delle processioni non cambiano idea

  • 10 febbraio, 19:17
  • 10 febbraio, 21:19

A Mendrisio si dibatte sui mori delle processioni

Il Quotidiano 10.02.2024, 19:00

Di: Quot/pon

Il carnevale e il clima pre-elettorale in vista delle comunali del 14 aprile hanno contribuito a scaldare gli animi e alimentare le polemiche attorno alla decisione degli organizzatori delle processioni storiche di Mendrisio di rinunciare al “blackface”, il volto dipinto di nero dei “mori”. In Municipio c’è un’interrogazione leghista, sabato è stata diffusa una presa di posizione contraria firmata dal gruppo UDC-UDF e sui social si è espresso in modo critico anche l’ex municipale Marco Romano, che in processione sei anni fa aveva interpretato il Cristo. La Fondazione, tuttavia, non intende fare passi indietro: non ci saranno ripensamenti e nemmeno un casting ad hoc, ha spiegato al Quotidiano il suo presidente Gabriele Ponti: di persone afrodiscendenti alle Processioni “ne sono sempre state iscritte, hanno sempre partecipato. Sono cittadine e cittadini di Mendrisio che tengono alle loro tradizioni indipendentemente dalla loro pelle”.

Fra quanti si augurano un passo indietro in vista dell’appuntamento di fine marzo c’è anche il regista delle processioni, Diego Bernasconi. “Io devo mettere in scena un teatro di strada con dei personaggi. Tra questi ci sono i mori. E i mori o sono mori... di base o si truccano da mori”, afferma. Nel tempo, dice, le Processioni sono cambiate “ma nessuno ha mai osato togliere un personaggio”.

I figuranti “mori” c’erano sempre stati, la loro presenza nell’evento patrimonio mondiale sono attestate anche da documenti vecchi di un secolo. Ma è anche vero - come mostra Ponti foto alla mano - che “nel 1938 si vedevano le tre Marie con il burqa... ed erano impersonate da tre uomini. Una cosa oggi impensabile”.

Come lo stesso presidente aveva detto nei giorni scorsi, le sfilate “sono arrivate fino ai giorni nostri perché hanno saputo stare al passo coi tempi”. Non si sta dunque snaturando una tradizione, ma la si sta “aggiornando al tempo in cui viviamo”. La decisione di rinunciare ai “mori” con il volto dipinto - spiega inoltre - non è stata presa perché costretti, ma “in autonomia. Allestendo il dossier per la candidatura UNESCO ci eravamo resi conto che i valori di patrimonio immateriale e culturale comprendono l’inclusività”.

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