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Gli estremisti marocchini

Spagna e Finlandia teatro di attentati perpetuati da persone originarie di questo paese - Un caso? L'analisi

  • 20 agosto 2017, 00:01
  • 8 giugno 2023, 10:00
Così lontane, così vicine

Così lontane, così vicine

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Turku, Barcellona e Cabrils realtà sotto molto aspetti agli antipodi, vittime nelle ultime ore di due attacchi terroristici, differenti per intensità e gravità. Tuttavia a unire questi contesti così distanti è il fatto che in entrambi i casi gli attentatori siano originari del Marocco. Di origine marocchina tra l’altro erano anche gli attentatori di Parigi e di Bruxelles. Un fatto dovuto a semplice casualità, oppure nel paese esiste un problema legato al radicalismo islamico assai accentuato? Anna Valenti ne ha parlato con Lhoussain Azergui, analista dello European Strategic Intelligence and Security Center di Bruxelles, specializzato nell’analisi della minaccia terroristica nell’Africa del Nord.

Il Marocco è il secondo esportatore di terroristi dell’Africa del Nord, dopo la Tunisia. Sono 2’500 gli jihadisti partiti per combattere al fianco dell’autoproclamato Stato Islamico in Siria e Iraq. Ma a colpirmi, del caso spagnolo è che gli attentatori non fossero originari del Nord del Marocco, regione in cui le reti jihadiste sono molte attive soprattutto in Spagna, ma provenissero dal centro del paese, dal Medio Atlas, regione montagnose. Le loro comunità di provenienza sono di base laiche, nelle quali l’Islam radicale non ha attecchito. Dunque non sono usciti da una cultura in cui un certo terreno fertile porta a diventare più facilmente terroristi.

Tuttavia, cosa giustifica il fatto che vi sia una così grande presenza di marocchini nelle reti terroristiche europee. Si tratta solo di una casualità dovuta a una grande presenza della loro comunità in alcuni paesi europei o dietro a questo fenomeno si nasconde altro?

C'è una presenza sempre maggiore di marocchini nelle reti terroristiche europee a causa di una fortissima intrusione all’interno della società marocchina del wahabismo, ossia di una visione molto radicale dell’Islam, di stampo saudita per intenderci. Una presenza crescente legata al fatto che questi paesi finanziano moschee, associazioni culturali e librerie che veicolano questa interpretazione. Tuttavia, è un fenomeno che il Governo marocchino ha alimentato volutamente sin dagli anni’80, per contrastare l’ideologia della sinistra e della sinistra radicale che prendeva sempre più peso nel paese. Per questo motivo le autorità hanno incoraggiato l’islam politico. Dunque questa generazione di marocchini, che poi è emigrata in massa in Europa era già influenzata e questo background culturale ha fatto sì che fossero più facilmente reclutabili da islamisti attivi qui.

E in Spagna, paese particolare, dove l’islamofobia non ha trovato spazio, dove non sono nati movimenti xenofobi e anti-immigrazione, dove non esistono particolari ghetti e non esistono particolari problemi di convivenza con la comunità musulmana, quanto ha attecchito questo tipo di radicalismo?

In Spagna c'è una forte presenza di wahabismo nella comunità islamica. Le reti jihadiste in Spagna sono molte forti e sono impiantante lì sin dagli anni '90. Viste le strette relazioni esistenti tra i due paesi, molti jihadisti marocchini si sono trasferiti e operano da lì. Quando vediamo i contesti sociali in cui vivono, si nota una grande presenza di connazionali e di personaggi che in Francia chiamiamo “fratelli maggiori”. Uomini convertiti all’islam radicale che impongono la loro visione della religione e dei loro valori alla comunità.

Cosa ci può dire invece del caso finlandese? Qui gli attentatori, sembra puntassero soprattutto alle donne...

Mi ha sorpreso, questo caso, perché ci sono pochissimi marocchini in Finlandia e in generale in Scandinavia. Il fatto che siano implicati in simili atti è di pessimo auspicio. Non riesco a dare una vera risposta ai fatti. Tuttavia, per gli jihadisti la donna è un essere inferiore. Colpire una donna, ad esempio per il suo abbigliamento giudicato sconveniente, non rispettoso dei valori islamici, è lecito. Inoltre il fatto che sia un atto probabilmente diretto contro donne nordiche, molto emancipate, non solo sui costumi ma anche sui loro diritti e sulla divisione dei ruoli,…Insomma non mi stupisce che le abbiano prese di mira.

RG 18.30 del 19.8.2017 L'intervista di Anna Valenti

RSI Mondo 19.08.2017, 21:09

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