Le due agende di Bergoglio

Da Istanbul

C'è una agenda personale di Papa Bergoglio. E ce n'è una mediatica. Entrambe sono importanti, ma a volte occorrerebbe dare più peso alla prima per capire le vere intenzioni di questo suo pontificato tutto sommato ancora agli inizi.

Prendiamo la giornata di oggi. I titoli e le foto sono tutti per la visita alla Moschea Blu. Il Papa senza scarpe. Il Papa in preghiera, rivolto - come i dignitari musulmani che lo accompagnano - verso la Mecca, con le mani che sfiorano la croce che ha al collo. Momenti importanti. I musulmani sono un partner verso la creazione di un mondo più giusto, ogni occasione per ribadirlo è cosa giusta e buona.

Ma l'altra agenda racconta della insistenza non casuale del Papa su una parola: unità. L'unità tra confessioni a cui punta Bergoglio non ha nulla di formale, non è una pizza quattro stagioni in cui si confondono i sapori dei diversi modi di intendere il cristianesimo. L'unità è un insieme di sguardi diversi, a modo loro, che convergono verso un unico punto: il Dio che si comunica all'uomo in Gesù Cristo, senza distinzioni tra primi della classe e ripetenti. L'ecumenismo di Francesco non elimina le differenze, non pensa che alla fine il cattolicesimo debba imporsi, per una sorta di superiorità naturale, sugli altri. Lui vuole riportare tutti alle radici del cristianesimo. Diversità, molteplicità, unità nell'amore e nella vita interiore. Questo il messaggio di questa giornata in Turchia.

Non è un compito facile, deve convincere molta gente, ad iniziare dagli ortodossi. Il Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo, sembra volerlo seguire su questa strada. Restano da convincere altri ortodossi, ad iniziare da chi rappresenta Russia e Grecia. E forse - lui lo sa bene - restano da convincere tanti cattolici, ai quali il Papa ha chiesto di non chiudersi nel proprio particolare, nel proprio modo di vedere le cose.

Bruno Boccaletti