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Nessuna crisi per i boia

Amnesty International conferma l’aumento delle condanne a morte: il numero più alto dal 1989

  • 6 aprile 2016, 07:02
  • 7 giugno 2023, 18:59
In Iran, Pakistan e Arabia Saudita l'89% delle condanne

In Iran, Pakistan e Arabia Saudita l'89% delle condanne

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Il mestiere del boia non conosce crisi. Sono infatti state almeno 1'634 le persone messe a morte nel 2015: un aumento di oltre il 50% rispetto all’anno precedente e la cifra più alta registrata dal 1989 da Amnesty International (AI).

Iran, Pakistan e Arabia Saudita sono da parte loro responsabili dell’89% delle esecuzioni nel mondo, precisa il rapporto reso noto mercoledì dall’organizzazione umanitaria.

Il totale, tuttavia, non include la Cina, che secondo AI rimane il detentore del record ma dove la segretezza che circonda le istituzioni rende impossibile qualsiasi verifica.

Negli Stati Uniti si sono invece registrate 28 esecuzioni, ovvero il numero più basso dal 1991.

Non rispetto dello standard internazionale

In generale, in molti paesi dove ci sono state condanne a morte o esecuzioni, i processi non rispondevano agli standard internazionali e molte confessioni sono state estorte con la tortura.

Sono infine state condannate persone per reati che non rispondo agli standard internazionali che caratterizzano i crimini più gravi. Questi reati includono crimini legati alle droghe in almeno 12 Paesi in Asia e Medio Oriente, come pure l'adulterio (Maldive e Arabia Saudita), crimini economici (Cina, Corea del Nord e Vietnam), apostasia (Arabia Saudita) e insulto al profeta dell'Islam (Iran).

ATS/ludoC

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