Da Istanbul
Messaggio breve rivolto a chi ha letto il mio precedente articolo (vedi correlata) sul sito RSI: i cavalli bianchi c'erano, ma in numero inferiore rispetto a quelli marroni. Chiusa la parentesi, parliamo ora del primo giorno di Papa Francesco in Turchia, dedicato al dialogo ufficiale con uno Stato che conta 74 milioni di musulmani ed è diretto da un presidente che - nella patria di un monumento laico come Kemal Atatürk - è rappresentante di un partito islamico.
Nel palazzo presidenziale, i due - Bergoglio ed Erdogan - si sono parlati, dicendo cose diverse e trovando, mi pare, un terreno comune. I media hanno ripreso e letto soprattutto le parole del Pontefice, la sua ricetta contro il fanatismo religioso, che passa attraverso il rispetto dei diritti di tutte le comunità religiose. La libertà religiosa è - ha detto - un segno eloquente di pace.
Erdogan da parte sua ha ricordato una verità scomoda: l'Occidente ha un doppio standard, sceglie in modo selettivo le crisi e le guerre in cui intervenire. Lasciando prosperare violenza e fanatismo. E poi, ha continuato, dovrebbe occuparsi di più della paura crescente nei confronti di Islam e stranieri. Il Papa potrebbe in questo senso fare qualcosa.
In sintesi: per entrambi il fanatismo è il problema. Bergoglio ed Erdogan indicano cause diverse ma non opposte. Entrambi credono che il dialogo e il rispetto servano molto.
Bruno Boccaletti