Cultura e spettacoli

Un attore vive molte vite diverse

La Masterclass del neo Leopard Award Adrien Brody

  • 5 August 2017, 16:25
  • 6 September 2023, 03:17
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Adrien Brody

Sono molti e molto diversi i personaggi nei panni dei quali si è calato Adrien Brody fin da quando giovanissimo (a soli 12 anni) inizia a recitare professionalmente nella sit-com televisiva Annie McGuire. Talentuoso e indipendente sia quando lavora nelle produzioni più grosse di Hollywood sia quando è impegnato con il cinema indipendente (tra chi lo ha diretto i nomi di Terrence Malick, Peter Jackson, Roman Polanski, Woody Allen, Wes Anderson e tanti altri) Brody ripete più volte durante la conversazione condotta da Carlo Chatrian che «essere attore è vivere molte vite diverse. Interpretare personaggi molto differenti ti fa conoscere ogni volta qualcosa di nuovo sulle persone ma anche su te stesso».

È stato il talentuoso Pianista dell’omonimo film di Polanski, che nel 2003 gli vale a soli 29 anni il Premio Oscar come miglior attore protagonista. «Recitare nel ruolo di Władysław Szpilman è l’opportunità che ti capita una volta nella vita. Ne ho sentito fortemente la responsabilità, ancora più di quanto mi capita normalmente, perché non c’era solo l’aspetto della storia di un uomo sopravvissuto a una tragedia come l’Olocausto, ma anche quella della sua capacità di emozionare e di creare poesia con la musica. Per il suo ruolo, io che non leggo la musica, ho dovuto per esigenze di copionei mparare a suonare brevi brani di Chopin. Non era per niente facile ma quella difficoltà nel cercare una connessione con la musica mi ha aiutato a creare un personaggio confrontato con le privazioni e la solitudine la cui unica possibilità è aspettare e vivere giorno per giorno».

A più riprese Adrien Brody ha interpretato serial killer, veri o presunti tale come in Panico a New York, 1999 di Spike Lee) o ancora un uomo disturbato mentalmente nel thriller di M. Night Shyamalan The village (2004). A proposito di quest’ultimo ricorda come sia stato il primo ruolo accettato dopo il Pianista. «Un ruolo complesso la cui maggior sfida consisteva nel non essere caricaturale nel rappresentare un personaggio di questo genere».

E infine, dopo essersi guadagnato una solida fama di attore drammatico, grazie soprattutto al lavoro con Wes Anderson (tre i film girati con lui:Il treno per il Darjeeling nel 2007, Fantastic Mr. Fox nel 2009 e Grand Budapest Hotel nel 2014) Adrien Brody ha avuto la possibilità di mostrare anche la capacità di essere divertente. «È liberatorio e un grande privilegio regalare humor e leggerezza: è parte della bellezza di questo lavoro».

Tutte esperienze da cui dichiara di aver imparato qualcosa come un lungo viaggio che ti fornisce continue opportunità di crescita anche se la lezione più grande e il miglior consiglio sono quello consegnatigli dal padre – pittore e professore di storia – che lo accompagnò a uno dei primi provini «Mi disse entra, e quando sei dentro comportati come se avessi già la parte... »

Ma se Adrien Brody è eclettico nelle scelte dei ruoli da interpretare lo è anche nelle sue scelte di vita. A fianco della carriera di attore ne ha infatti da un paio d’anni una altrettanto ben avviata di pittore. «Dipingere è una benedizione, parte della sua bellezza è la possibilità di creare in autonomia, cosa impossibile quando reciti. Con l’arte posso esprimere la percezione personale del mondo attorno a me. Come ad esempio nella mia prima serie di dipinti “Hot Dogs, Hamburgers, and Handguns” sulla violenza nei fast food».

Una passione quella per la pittura che oltre dal lavoro del padre gli viene da quello della madre Sylvia Plachy, influente fotografa di numerose riviste americane che ha esposto in musei e gallerie importanti. «Prima ancora di lavorare con alcuni dei registi più capaci di raccontare con le immagini ho scoperto la forza del mezzo espressivo attraverso il lavoro dei miei genitori». L’attore non si limita al tributo. I suoi genitori sono con lui a Locarno e durante l’incontro Adrien Brody non esita a indicare al pubblico la madre. Macchina fotografica al collo si aggira tra il pubblico come una qualsiasi fotoreporter.

Sylvia Plachy

Sylvia Plachy, la madre di Adrien Brody tra il pubblico

Per dipingere ha messo da parte ogni altra distrazione ma «ci sono così tante cose da fare… prima o poi farò il regista, credo sia inevitabile volerci arrivare dopo avere avuto la fortuna di vivere esperienze straordinarie accanto ad alcuni dei più talentuosi tra loro. E poi mi piacerebbe dirigere gli attori perché penso di sapere cosa hai bisogno di sentirti dire quando sei sul set. Per ora non ho tempo ma è inevitabile arrivarci. Poi magari presenterò a Locarno il mio primo film e mi direte: peccato che non hai continuato a fare l’attore o il pittore.» E altrettanto inevitabilmente, insieme alla risata, scatta l’applauso del pubblico.

MBON

Adrien Brody a Locarno

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