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Svizzera: un’utopia alpina

di Franco Brevini

  • 5 May 2016, 10:00
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Giovedì 05 maggio 2016 alle 10:00
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Chi pensa che i libri non possano molto, dovrebbe meditare sull’effetto che ottennero trecento anni fa “Die Alpen”, un poemetto filosofico dello scienziato e medico bernese Albrecht von Haller che fu il primo poema interamente consacrato alla catena alpina, e “La Nouvelle Héloïse” di Jean-Jacques Rousseau, apparsa una decina d’anni dopo la prima delle numerose traduzioni francesi del poema di Haller. Entrambi quei libri tengono a battesimo una nuova immagine della Svizzera. Il repulsivo paese in mezzo alle montagne, da cui provenivano le esecrate milizie di ventura, nel giro di pochi anni diventa una nuova terra di utopia nel cuore dell’Europa moderna. Come è possibile un cambiamento tanto repentino? Semplicemente perché nell’estetica settecentesca ciò che sta vicino alla natura, non è più caratterizzato come barbaro e rozzo, ma come autentico e positivo. La Svizzera si offre dunque ai viaggiatori, che sempre più numerosi accorrono per visitarla, la propria immagine di terra risparmiata dalla corruttela dei costumi della civiltà, selvaggia e proprio per questo felicemente virtuosa. Anche i suoi montanari diventano i campioni di una semplice virtù che nelle grandi città si è per sempre irreparabilmente perduta.

Nel corso della trasmissione, Franco Brevini, che ha studiato la nascita dell’idea di natura selvaggia, dialoga con Michael Jakob, uno dei massimi studiosi svizzeri del paesaggio, con particolare attenzione a quello alpino, e con Marco Pellegrini, uno dei più accreditati storici del Rinascimento, insieme al quale ripercorre le vicende dell’immagine del mercenario svizzero fino alla creazione della guardia pontificia.

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