Tra jazz e nuove musiche

The Bad Plus

Lugano, RSI Studio 2, Giovedì 6 ottobre 2016, ore 21:00

  • 30 August 2016, 10:00
The Bad Plus

I Bad Plus aprono il nuovo ciclo di concerti, giovedì 6 ottobre 2016, ore 21:00

THE BAD PLUS

Ethan Iverson piano

Reid Anderson contrabbasso

Dave King batteria

Diretta radiofonica su RSI Rete Due

I Bad Plus dividono. C’è chi li considera troppo sfacciati nel loro richiamarsi agli standard di oggi, ovvero le canzoni finite in classifica negli ultimi vent’anni (e anche prima, quanto a questo). C’è chi li rimprovera di disarticolare in modo un po’ kitsch i parametri sui quali si fonda la tradizione del trio pianistico jazz. Naturalmente, secondo i loro difensori questi sono proprio i punti di forza del gruppo formato da Ethan Iverson, Reid Anderson e Dave King all’aprirsi del nuovo millennio. Come al solito, per cogliere il senso della loro proposta (e del loro innegabile impatto sulle vicende del jazz contemporaneo) bisogna partire dagli elementi fondamentali: in primo luogo la sonorità di gruppo, che ignora le astratte logiche della «purezza» per decantarsi attraversando le mille macchine della tecnologia contemporanea, assumendo così una corporeità nuova. Grazie ad essa i Bad Plus possono sì rileggere in modo convincente le melodie di gente come Prince, Cyndi Lauper, Peter Gabriel, Crowded House (tutti presenti nel loro nuovissimo album It’s Hard, interamente composto di cover, che viene presentato in questo ennesimo tour europeo), ma anche affiancarli, con originalità timbrica che diventa coerenza estetica, a grandi classici del jazz di tutti i tempi (ha fatto scalpore la loro rilettura dal vivo dell’intero album Science Fiction di Ornette Coleman) e addirittura agli autori dell’accademia novecentesca (ancora un mezzo scandalo: la «trascrizione» per trio della stravinskiana Sagra della Primavera). Dunque bisogna riconoscere che, come in tutta la lunga storia del jazz, non è il «che cosa» ma il «come» che conta. E il come è fatto di un’intenzionale ambiguità ritmica e armonica che costringe l’ascoltatore a un’attenzione continua, unita a un gioco sulle dinamiche a tutto campo, insolito nella storia del trio jazzistico. Tutto questo, se vogliamo, è lo sfondo (importantissimo): al centro ci sono le «storie», la formidabile narratività collettiva del gruppo, che dimostra un’intelligenza espressiva di prim’ordine. Si tratti di brani nati dal cervello di uno dei tre membri o invece «soltanto» di un repertorio già conosciuto, ma sempre rivisitato con estrema sapienza.

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