Campus USA, dopo gli arresti arrivano le sospensioni

L’ultimatum scadeva alle due di pomeriggio di giovedì, ora della Costa Est americana. L’ordine era perentorio: smontare le tende e sgomberare il campus della Columbia University, a New York. In caso contrario sarebbero scattate misure punitive: sospensione degli studenti, perdita dell’alloggio all’interno del campus, espulsione nei casi considerati più gravi.

E così è stato. Come riporta la CNN infatti l’università ha cominciato a sospendere gli studenti delle proteste pro-Gaza che si sono rifiutati di sgomberare il campus. La sospensione implica che gli studenti al centro della misura disciplinare non potranno finire il semestre o, se dell’ultimo anno, laurearsi con il resto della classe. Non potranno inoltre più continuare a usare le strutture del campus o i dormitori.

Il portavoce dell’ateneo, Ben Chang, ha detto che la Columbia ha chiesto agli studenti di sgomberare anche per consentire alle cerimonie di laurea dell’ultimo anno di svolgersi regolarmente. Gli studenti protestano contro la guerra a Gaza e chiedono che la Columbia interrompa ogni relazione finanziaria con Israele. Una richiesta, questa, rifiutata dalla direzione, che ha invece offerto di investire in opere umanitarie nella Striscia di Gaza, negli ambiti della salute e dell’educazione.

Intanto la protesta nei campus dilaga contagiosa, dal Massachussets alla California, passando per il Texas, dove ad Austin lunedì gli studenti al rientro dal fine settimana sono stati accolti da poliziotti in assetto antisommossa. Tolleranza zero, questo l’ordine impartito dal governatore, il repubblicano Greg Abbott.

Anche la Cornell University ha cominciato a sospendere gli studenti che occupano il campus nell’ambito delle proteste, ha annunciato la presidente dell’ateneo dello Stato di New York Martha Pollack.

Il movimento di protesta degli studenti è osservato con una certa preoccupazione anche dalla Casa Bianca, che teme di perdere a novembre il sostegno dell’elettorato democratico giovane e pacifista.