Oltre a quella ucraina e a quella mediorientale c’è un’altra scacchiera che preoccupa i maggiori attori del teatro geopolitico euroasiatico: quella caucasica. Lo dimostra anche l’ultimo incontro al Cremlino questa settimana tra il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo azerbaigiano Ilham Aliyev, dove la questione della sicurezza nella regione è stata al centro della discussione. Dopo la guerra lampo dello scorso anno con la quale Baku ha di fatto riconquistato il Nagorno-Karabakh, regione sotto controllo armeno sin dagli anni Novanta, il processo di pace tra Azerbaigian e Armenia sta andando infatti avanti molto lentamente, tra varie difficoltà e un nuovo rischio di escalation. Anche dal recente G7 di Capri, la scorsa settimana, i ministri degli esteri dei paesi occidentali hanno invitato le due repubbliche ex sovietiche a rimanere pienamente impegnate negli sforzi per raggiungere un accordo definitivo. L’appello è arrivato dopo che all’inizio di aprile ci sono stati alcuni scontri, leggeri, al confine, e Armenia e Azerbaigian si sono accusate a vicenda, rimpallandosi la responsabilità di aver riacceso la miccia.
L’analisi
La polveriera caucasica, le tensioni mai sopite
Il tema della sicurezza nella regione è stato al centro delle riflessioni anche nel recente G7; il processo di pace tra Azerbaigian e Armenia va avanti zoppicando
Parata militare in Azerbaigian
Di: Stefano Grazioli