Svizzera

Donne in grigioverde? Una risorsa per l’Esercito

Dalla Danimarca alla Svizzera: uno sguardo sull’eventualità della coscrizione femminile - L’opinione di una graduata di milizia

  • 25 aprile, 05:49
  • 25 aprile, 09:53
DonneNell'esercito

Soldatesse durante un'istruzione

  • Keystone
Di: Giorgia Fontana

Esercito per tutti, anche per le donne. Questo il dilemma che si è posto il governo danese, che lo scorso mese ha proposto la leva obbligatoria per l’intera popolazione. Le ragioni sono dettate da una situazione politica internazionale sempre più instabile oltre che, ha specificato la premier danese, dal desiderio di compiere un passo in più verso la parità di genere.

La situazione nella Confederazione

Attualmente, in Svizzera, le donne prestano servizio nell’Esercito su base volontaria. Nel 2023 costituivano l’1,4% dei partecipanti, ma l’obiettivo delle forze armate è quello di raggiungere il 10% entro il 2030. “Vogliamo più donne per sfruttare anche le loro competenze; le squadre miste ottengono prestazioni migliori in molti settori” ci dice Mathias Volken, portavoce dell’Esercito, precisando che così “le forze armate diventerebbero un riflesso della società ancora più veritiero”. 

La tenente Müller: una testimonianza

“Nel mio percorso sono sempre stata da sola e, in alcuni momenti, se ci fossero state più donne, mi sarei sentita maggiormente supportata” ci racconta la tenente Müller. Lei, comunque, non è totalmente favorevole all’idea della coscrizione femminile, ma piuttosto auspicherebbe l’obbligatorietà della giornata informativa, di cui è anche promotrice: “È importante poter trasmettere a tutti le informazioni, così che ognuno possa decidere se il militare può essere un’opzione per il proprio percorso”.

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Diversità: vincolo o risorsa?

Gli sforzi dell’Esercito svizzero per promuovere la diversità sono evidenti. Ciò nonostante, la tenente Müller non si è sentita agevolata rispetto ai compagni: “Le donne, essendo una minoranza, sono incoraggiate a rimanere e viene proposto loro di fare carriera”, ci spiega, “quando però ho voluto diventare ufficiale, ho dovuto sostenere gli stessi esami degli altri”. Questo perché, una volta reclutati, uomini e donne godono degli stessi diritti e degli stessi doveri.

L’Esercito tiene conto delle differenze oggettive adattando al genere gli alloggi, l’equipaggiamento e le strutture sanitarie, ma non vuole caserme separate. “L’esperienza dimostra che nemmeno le donne le desiderano” ci risponde ancora Mathias Volken, specificando che una scelta simile andrebbe contro il valore della diversità: “Il pieno potenziale dell’eterogeneità può essere sfruttato solo se persone diverse svolgono il servizio militare insieme”. E anche la tenente Müller conferma queste parole: “Non avrei voluto essere trattata diversamente, mi avrebbe isolata dal gruppo” dice, precisando che le donne che prestano servizio militare sono lì anche per dimostrare qualcosa “sia a sé stesse sia ai compagni uomini”.

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