Creato tra il 2008 e il 2011 presso il Politecnico federale di Zurigo, un programma per il pilotaggio automatico è utilizzato su numerosi droni usati sul campo di battaglia, dall’Ucraina a Gaza, compresi i droni kamikaze: lo rivela un’inchiesta di RTS, secondo cui l’ateneo e l’inventore del software – un ex studente del Poli – affermano a chiare lettere di non avere nessuna responsabilità nell’impiego a scopi bellici di questa tecnologia.
Il software per il pilotaggio automatico, chiamato PX4, nonché la sua evoluzione “Pixhawk”, sono stati progettati tra il 2008 e il 2011 presso il Politecnico federale di Zurigo (ETHZ) da un team di circa quindici studenti supervisionati da alcuni dei loro professori.
Stavano cercando come far funzionare un drone in modo autonomo, senza l’ausilio di un telecomando. Tale software si è nel frattempo diffuso ampiamente, sia per scopi civili sia militari: fatto, questo, che solleva varie questioni etiche e strategiche.
Uso del programma in Ucraina
Il software, nato in Svizzera, è utilizzato da diverse parti in conflitto in tutto il mondo nelle zone di guerra. È stato trovato in Ucraina, sul campo di battaglia, da unità russe, in almeno quattro casi identificati dai colleghi della Cellula Inchieste della RTS. In uno di questi casi, la versione Pixhawk del software si trovava all’interno di un drone ucraino equipaggiato con una carica esplosiva.
I codici sorgente del software sono stati condivisi su una piattaforma internet dedicata, il che significa che il sistema viene regolarmente aggiornato dai suoi utenti, con grande soddisfazione soprattutto delle forze armate ucraine. “Il fatto che il software di pilotaggio sia disponibile in modalità open source ha certamente risparmiato loro anni di sviluppo”, ha dichiarato l’esperto di aeronautica Xavier Tytelman alla trasmissione 19h30 della Radiotelevisione svizzera di lingua francese.
Droni autonomi a basso costo
Il pilotaggio autonomo ha rivoluzionato l’industria dei droni da guerra. Nel teatro delle operazioni, dove il segnale GPS può essere facilmente disturbato, consentire a un drone di portare a termine la sua missione, qualunque cosa accada, è una sfida importante. “Quando si guidano droni kamikaze per colpire un carro armato, ad esempio, anche se la comunicazione viene persa, il drone deve proseguire dritto fino all’impatto. Queste sono le modifiche che sono state implementate, molto rapidamente”, sottolinea Xavier Tytelman.
Venduto a poco più di 100 euro su internet per i modelli più recenti, alcuni dei quali prodotti in Cina, Pixhawk ha favorito la crescita di una nuova economia, quella dei droni da guerra autonomi a basso costo. RTS ha potuto consultare un documento in cui la coalizione guidata dagli Stati Uniti per sconfiggere il gruppo dello Stato Islamico avverte i suoi membri della volontà del gruppo terroristico di acquisire questo software per i suoi droni. Secondo RTS, il gruppo terroristico è già riuscito ad acquisire il software.
Rivoluzione “pericolosa”, “chiunque può creare un arma”
Fondatore dell’Organizzazione israeliana per la difesa missilistica, responsabile del famoso Iron Dome, l’ingegnere Uzi Rubin, oggi ricercatore presso l’Istituto di studi strategici di Gerusalemme, ritiene che questa proliferazione rappresenti un pericolo. È preoccupato per gli sviluppi militari incoraggiati dalla condivisione di esperienze open-source, tramite PX4 o il suo concorrente Ardupilot. “Chiunque sia in grado di creare un’arma da guerra, dato che il software è liberamente accessibile e non controllato, così come i componenti. Queste armi pericolose stanno proliferando all’interno dei governi, ma anche delle organizzazioni criminali, e questo favorisce l’instabilità”, spiega a RTS.
Israele non è da meno. La scorsa estate, il produttore israeliano di droni da guerra Xtend ha adottato una versione miniaturizzata del software originariamente sviluppato in Svizzera dall’azienda americana ModalAI. Xtend lavora per l’esercito israeliano e sta impiegando i suoi droni nell’ambito delle operazioni militari in corso nella Striscia di Gaza.
Nuovi raid su Gaza
Telegiornale 24.04.2024, 20:00
Un nuovo strumento per il pilotaggio automatico
Lorenz Meier, l’inventore di questi strumenti, è arrivato in Svizzera nel 2008 grazie a una borsa di studio del Politecnico federale di Zurigo e da allora li ha portati agli standard dell’esercito americano. Ha creato una nuova società, Auterion, con sede a Zurigo e quartier generale negli Stati Uniti. Sta sviluppando un nuovo strumento di auto-pilotaggio per i droni di osservazione dell’esercito americano. Il codice etico dell’azienda esclude i contributi per i droni armati.
RTS ha provato a contattarlo per un’intervista che, tuttavia, Meier ha rifiutato di concedere. Ha risposto per il tramite di una portavoce, la quale riconosce che il software è utilizzato per scopi militari, ma sottolinea che è sviluppato da migliaia di persone in tutto il mondo grazie alla sua natura open source. Secondo le sue parole, si tratta del “più grande ecosistema al mondo di sviluppatori che lavorano con i robot autonomi”. “Software come PX4 e Pixhawk sono ampiamente utilizzati per consentire trasporti e consegne civili in tutto il mondo”, ha dichiarato la portavoce.
Da parte sua, il Politecnico di Zurigo non ha risposto alla richiesta di RTS di un’intervista con il suo presidente e si è espresso in termini simili, in particolare per quanto riguarda l’impossibilità di controllare gli sviluppi realizzati in open source. “Ogni produttore di droni può utilizzare il codice gratuitamente e personalizzarlo in base alle proprie esigenze, proprio come i produttori di smartphone possono fare con Android”, ha dichiarato una portavoce in una e-mail. Per quanto riguarda l’uso dei droni per scopi militari, l’istituzione si rammarica e non ha alcun controllo sulla questione. “Purtroppo i progressi tecnologici possono essere utilizzati non solo per scopi positivi, ma anche potenzialmente in contesti più problematici”
Una categoria di apparecchiature di cui è vietata l’esportazione in Russia e Ucraina
Interpellata da RTS, la Segreteria di Stato dell’economia (SECO) ha spiegato che questi dispositivi di controllo “possono essere considerati a prima vista come open source e liberamente disponibili. Non sono quindi soggetti a controlli sulle esportazioni”.
Tuttavia, la SECO sottolinea che rientrano nella categoria delle apparecchiature vietate all’esportazione in Russia e Ucraina, come stabilito da un’ordinanza adottata dal Consiglio federale nel marzo 2022, dopo l’inizio dell’invasione russa.
La maggior parte di questi strumenti non è prodotta in Svizzera.