Ticino e Grigioni

Cambiano le regole dell’auto, cosa comprare?

Bonfanti, presidente UPSA Ticino: “Prima di ogni altra cosa occorre capire l’utilizzo che si vuole fare del veicolo”

  • 26 settembre 2023, 05:49
  • 26 settembre 2023, 06:28

L'intervista a Roberto Bonfanti

Telegiornale 25.09.2023, 20:53

  • Keystone
Di: TG/RedMM

Bruxelles dà il via libera al nuovo regolamento Euro 7 per gli autoveicoli. Il Consiglio competitività dell’Unione Europea ha approvato le misure che per la prima volta riguardano auto, furgoni e veicoli pesanti in un unico atto giuridico, con l’obiettivo di stabilire regole più adeguate per le emissioni dei veicoli e di ridurre ulteriormente l’inquinamento atmosferico nel trasporto stradale. Il Consiglio UE sottolinea che nel nuovo testo è stato raggiunto “un equilibrio tra prescrizioni rigorose” sulle emissioni e “investimenti supplementari per l’industria, in un momento in cui i costruttori europei di autovetture sono in una fase di trasformazione”.

Ma stante il nuovo regolamento, quale auto conviene comprare oggi? Motore tradizionale o elettrico? Risponde Roberto Bonfanti, presidente di UPSA ticino, l’Unione professionale svizzera dell’automobile.

“Questa è un’ottima domanda. È importante capire l’utilizzo che si fa dell’auto. Non c’è ancora una risposta o una tecnologia sbagliata. Ci confrontiamo con questa turbolenza, non si sa ancora da che parte andrà il mercato a lungo termine. A medio o a breve termine vale la pena non tanto puntare su una tecnologia per quello che è il trend, quanto farsi consigliare al meglio dal proprio garagista per capire l’utilizzo che se ne fa. Perché questo è il punto, non acquistare una vettura con una motorizzazione sbagliata per l’utilizzo che se ne fa”.

Il settore in generale come sta vivendo questo periodo?

“Per noi questo non è solamente un cambiamento, ma è una vera e propria rivoluzione, qualcuno l’ha definita la quarta rivoluzione industriale. Di per sé questo grosso cambiamento suscita, o ci impone, una serie di grosse modifiche, quindi ci costringe a degli investimenti molto importanti a livello di infrastrutture, di strumentazione e di formazione: fino a ieri stavamo formando dei collaboratori a livello tecnico che si occupavano dei motori tradizionali, benzina e diesel. Ad oggi non solo dobbiamo formare ancora questi tecnici per quei motori, che comunque andranno avanti per tanto tempo a transitare sulle nostre strade, ma dobbiamo anche formare quelle che sono le nuove tecnologie, l’elettrico, e le tecnologie del futuro, idrogeno, bio carburanti e carburanti sintetici. Questa è una grossa sfida per noi”.

Il nuovo regolamento Euro 7 è stato un po’ ridimensionato. Ma gli ecologisti protestano. Questo non è un po’ un segnale che forse le ambizioni sono troppo grandi?

“Sicuramente sì. Gli obiettivi erano troppo ambiziosi e i parametri troppo rigidi. Questo andava a sfavorire determinate autovetture, ad esempio quelle piccole, o poco costose, perché i fabbricanti stavano addirittura pensando di abbandonare la produzione di questi veicoli perché le norme non permettevano più lo sviluppo a dei costi sostenibili. Quindi avremmo avuto dei fabbricanti che probabilmente avrebbero abbandonato la produzione di veicoli”.

Nel 2026 si deciderà se davvero nel 2035 spariranno le auto tradizionali. Secondo lei ci sarà un ripensamento?

“Sicuramente le pressioni sono forti da ambo i lati. Vedremo nel 2026 se si vorrà percorrere la strada che fino ad oggi è stata prevista oppure se ci saranno dei cambiamenti, puntando anche ad altre tecnologie, vedremo”.

Si parla tanto adesso della possibile invasione cinese di auto elettriche. Sovvenzionate dallo Stato, costano meno. C’è questa paura? È reale?

“Forse paura è un termine importante. Di sicuro quando si affacciano sul mercato dei nuovi competitors, dei nuovi concorrenti, bisogna monitorarli. La Cina è comunque forte, abbiamo visto che ha un potenziale enorme. Va monitorata e tenuto d’occhio. Se questi competitors dovessero arrivare sul mercato europeo e dovessero guadagnare delle quote di mercato andranno sicuramente a scapito di fabbricanti produttori di altri mercati”.

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