Dossier

Lo Yemen in brandelli

Il punto: uno dei paesi più poveri al mondo, lacerato, ma con un’importanza strategica globale

  • 26 marzo 2015, 09:05
  • 7 giugno 2023, 06:37
Un paese conteso

Un paese conteso

  • RSI

Sciiti contro sunniti, huthi contro Governo, Iran contro Arabia Saudita, e tutti contro al Qaida e lo Stato Islamico. È questo un quadro ridotto del conflitto in Yemen, uno dei paesi più poveri al mondo ma che ricopre un’importanza strategica globale.

Situato a meridione della penisola Araba, è una cerniera tra il Medio Oriente e l’Africa. Attraverso lo stretto di Bab-el-Mandeb, nell’ovest del paese, si stima che transiti il 63% del petrolio globale.

La moderna repubblica dello Yemen è stata fondata nel 1990 con la fusione tra lo Yemen del Nord e quello del Sud. Da allora il paese è stato segnato da numerosi conflitti interni. Nel 1994, le forze secessioniste del Sud hanno tentato, fallendo, la via dell’indipendenza.

Gli ultimi anni dello Yemen in breve

Gli ultimi anni dello Yemen in breve

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Proteste, al Qaida e sciiti

I moti iniziati nel 2011 e ispirati alle cosiddette "primavere arabe" hanno costretto l’allora presidente Ali Abdullah Saleh a dimettersi l’anno successivo. La crisi ha consentito ad al Qaida nella penisola arabica (AQAP, uno dei rami più attivi dell’organizzazione jihadista) di consolidare il suo ruolo, creando delle roccaforti nel sud del paese.

Nel 2012 è stato eletto capo dello Stato il sunnita Abd Rabbih Mansour Hadi, che gode dell’appoggio dell’Arabia Saudita. Ciò non è bastato a contrastare efficacemente il terrorismo e l’ascesa degli huthi (del nord del paese), che sarebbero sostenuti da Saleh e dall’Iran, con cui condividono la matrice sciita.

In settembre hanno preso il controllo della capitale Sanaa, obbligando Hadi a fuggire nella città meridionale di Aden e da allora hanno espanso il loro controllo su aree sempre più ampie.

Il quadro è complicato dall’emergenza a fine 2014 di un gruppo affiliato all’autoproclamato Stato Islamico, cui è attribuito il recente attacco a due moschee nella capitale che ha portato alla morte di 140 persone.

Al momento né il Governo di Hadi (che ha chiesto un intervento militare dei paesi arabi e dell’ONU), né gli huthi sembrano intenzionati a dialogare. L’impasse potrebbe far precipitare ulteriormente la situazione, a vantaggio delle organizzazioni terroristiche presenti sul territorio.

ZZ/Limes

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MODEM del 25.03.15 - L'edizione incentrata sulla situazione in Yemen

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