Mondo

Ebola, un'epidemia sociale

Intervista al medico Giovanni Putoto, appena rientrato dalla Sierra Leone

  • 20 settembre 2014, 23:06
  • 6 giugno 2023, 22:53
Volontari porta a porta per parlare dell'epidemia

Volontari porta a porta per parlare dell'epidemia

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Tutti chiusi in casa. Fino a oggi – domenica – la Sierra Leone è bloccata per una "tre giorni" di blocco totale voluta dal governo per contenere l’epidemia di Ebola. L’hanno chiamata "ose-to-ose ebola tok": porta a porta per parlare di Ebola. Chiusi negozi, uffici scuole, mentre gli operatori sociali vanno di casa in casa a sensibilizzare la gente.

"Non è più solo un’epidemia sanitaria ma anche sociale: le gravi conseguenze di ebola non riguardano solo chi è ammalato ma hanno ripercussioni anche sul resto della popolazione" dice ai microfoni del Radiogiornale RSI il dottor Giovanni Putoto, appena rientrato dalla Sierra Leone. Un paese con un sistema sanitario già fragile, ora messo duramente alla prova dal virus che ha provocato oltre 2.600 morti in Africa Occidentale.

"Le campagne di vaccinazione sono compromesse, le donne per paura di rimanere infettate partoriscono a casa", aggiunge il dottor Putoto, responsabile dei programmi dell’organizzazione italiana Cuamm-Medici con l’Africa, presente da anni in Sierra Leone, ben prima di Ebola.

"La risposta internazionale – afferma - è stata tardiva e inadeguata. Servono con urgenza materiale protettivo per il personale, farmaci, cibo per le comunità in quarantena".

Emiliano Bos

RG 21.09.2014 L'intervista di Emiliano Bos a Giovanni Putoto

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