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Ferguson non è un ghetto

L'analisi del corrispondente RSI dal quartiere di St. Louis dove la segregazione è la regola

  • 20 August 2014, 07:10
  • 6 June 2023, 19:46
Il punto dove Michael Brown fu ucciso il 9 agosto scorso

Il punto dove Michael Brown fu ucciso il 9 agosto scorso

Ferguson non è un ghetto. Non è un quartiere devastato da povertà e violenza come quelli che si incontrano in altre città statunitensi, da Chicago a Los Angeles. Questo sobborgo di St Louis che si trova sotto ai riflettori del mondo intero e che ha scatenato un dibattito sulla militarizzazione della polizia e sulle discriminazioni delle autorità, fino a due settimane fa era indistinguibile da un qualsiasi altro quartiere residenziale meno benestante della “suburbia” americana.

West Florissant Avenue, la via simbolo delle manifestazioni ora completamente blindata, prima della morte del 18enne afroamericano Michael Brown - ucciso da un agente di polizia il 9 agosto scorso - era una semplice strada a quattro corsie costeggiata da piccoli esercizi commerciali: un benzinaio, qualche fast food, un negozio che vende telefoni cellulari a basso costo; Walmart e le altre catene della grande distribuzione sono a meno di un chilometro di distanza.

Ma Ferguson è tipica anche perché rispecchia una segregazione di fatto che spesso costituisce la regola piuttosto che l’eccezione. La cittadina, abitata soprattutto da bianchi fino agli anni 80, è ormai al 67 percento afroamericana. Il cambiamento non è tuttavia avvenuto nelle posizioni di potere, dal sindaco al consiglio comunale: e all’interno del dipartimento di polizia 50 agenti su 53 sono bianchi. Una disparità che viene amplificata da evidenti disuguaglianze socioeconomiche.

La discriminazione denunciata da tanti abitanti di Ferguson, il fatto di essere guardati con paura e sospetto, fermati solo per il colore della propria pelle, non è una semplice percezione. Nel 2013 circa il 90 percento delle persone bloccate e perquisite nel quartiere erano afroamericane, nonostante nella stragrande maggioranza dei casi la polizia non abbia poi trovato nulla che giustificasse l’intervento.

Non si tratta certo di un fenomeno nuovo – lo stesso Barack Obama ne ha parlato più volte - e non è un caso che spesso sia proprio un episodio di violenza della polizia a fare esplodere anni di frustrazioni accumulate: la sommossa di Los Angeles del 1992 dopo lo scagionamento degli agenti responsabili del brutale pestaggio di Rodney King, e quella di Cincinnati nel 2001 dopo l’uccisione di un diciannovenne disarmato sono solo gli episodi più eclatanti. I casi che ricevono meno attenzione sono però molto più numerosi: a New York Il 17 luglio scorso un uomo afroamericano , Eric Garner, è morto soffocato dagli agenti che lo stavano arrestando per la vendita di sigarette di contrabbando. Per le strade di Ferguson i leader delle organizzazioni per diritti civili venute da tutto il Paese per chiedere cambiamenti, scandiscono ora il suo nome insieme a quello di Michael Brown.

Thomas Paggini

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