Iemanja, la regina dei mari

Fiori bianchi gettati in mare, i buoni auspici e la riconoscenza verso un simbolo delle religioni Candomblé e Ubamda, le tradizioni che gli schiavi africani portarono in Brasile e che ancora oggi sono riconosciute e rispettate. Iemanja è la regina del mare, protegge le acque, le rende sicure per i pescatori e attrae ogni anno, il 2 febbraio, milioni di persone sulle spiagge del Brasile.

Il suo nome deriva dalla lingua africana iorubà e significa "la madre i cui figli sono pesci". Il rito in suo onore prevede che si canti al suono dei tamburi e che poi si consegni in mare aperto i doni raccolti per lei.

Il culto originale la ritrae come un simbolo della fertilità femminile, della maternità, protettrice e custode della vita stessa. Una figura che è stata poi fusa nel sincretismo con la religione cattolica alla Madonna dei mari o dell’Assunzione.

La festa maggiore in suo onore è a Salvador, la capitale dello stato di Bahia, considerato da sempre il cuore delle tradizioni afrobrasiliane. Migliaia di persone percorrono in barca il Rio Vermelho, rigorosamente vestite di bianco in omaggio alla sua figura. I devoti scrivono dei biglietti con i desideri votiti, che vengono messi nelle ceste assieme a vetri colorati, profumi, fiori e candele.

Viene ricordata anche il 15 agosto, in associazione all’Assunzione di Maria nella religione cattolica o il 31 dicembre, per chiedere pace e serenità per l’anno nuovo; in quest’occasione è necessario saltare in spiaggia per sette volte sulle onde del mare in omaggio agli orixa, i santi della religione afrobrasiliana. Anche a Capodanno è abituale vestirsi di bianco in segno di purezza e devozione a Iemanja.

Emiliano Guanella