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Lo scozzese Trump e il golf

Alicia Bruce, fotografa, racconta come un'intera comunità stia sperando che il tycoon non ce la faccia

  • 25 ottobre 2016, 08:17
  • 8 giugno 2023, 00:31

Il muro di Trump... in Scozia - di Lorenzo Amuso

RSI Mondo 25.10.2016, 08:00

  • ©Lorenzo Amuso

Nonostante il sangue scozzese Donald Trump è senza dubbio il politico meno popolare a nord del Vallo d’Adriano. Ancor più della nuova Premier Theresa May che con la sua “hard Brexit” rischia di trascinare la Scozia fuori dal mercato unico. La madre del Trump, Mary Anne Macleod, era nata a Stornoway, minuscolo villaggio sull’isola di Lewis. A 18 anni aveva però abbandonato le isole Ebridi per cercare fortuna negli Stati Uniti. Sbarcata a New York, qualche anno più tardi avrebbe conosciuto Fred Trump, il padre del candidato repubblicano degli Stati Uniti. Eppure, nonostante gli stretti legami familiari, prima del 2005 Trump non aveva mai visitato la Scozia. L’interesse si accende quando decide di costruire un golf club - “il più grandioso mai realizzato” - nella patria dove è nato il golf.

L’aiuto di Salmond

Fedele al suo stile, quando atterra per la prima volta ad Aberdeen a bordo del Trump Air Force, dà sfoggio della più grossolana simbologia scozzese, dalle cornamusa ai kilt. Agli sguardi perplessi dei presenti replica promettendo un investimento complessivo di un miliardo di dollari, la costruzione di un albergo di 450 stanze, almeno mille ville di lusso. I problemi insorgono quando annuncia dove ha intenzione di costruire il suo sontuoso golf resort, sulla costa della contea di Menie. Un’area protetta, unica nel suo genere, regolata da un complesso ecosistema di dune dinamiche. Alle proteste degli ambientalisti, il consiglio comunale replica bocciando il progetto Trump. Ma qualche giorno più tardi, con una decisione senza precedenti, il governo nazionale, all’epoca presieduto da Alex Salmond, impugna la delibera dando il via libera ai lavori. Il sacrificio dell’ambiente - spiegano da Edimburgo - verrà giustificato dai benefici economici garantiti a tutta la regione: la popolarità internazionale, l’indotto commerciale, gli oltre 6.000 nuovi posti di lavori.

Battaglia contro i residenti

Dopo 10 anni le promesse di Trump sono svanite nel nulla, portate via dal vento che sferza la costa scozzese. Non c’è traccia né dell’maxi-albergo né di una sola villa, finora il tycoon americano ha investito il 5% di quanto promesso, e assunto in totale meno di un centinaio di persone. Se la sua ambizione megalomane si è risolta in banale velleitarismo, a farne le spese sono stati i residenti, chi viveva in quella zona. I suoi vicini, che Trump ha cercato in ogni modo di far sloggiare. Prima con modeste offerte di acquisto, quindi brandendo una presunta ingiunzione di sfratto (mai ottenuta dalle autorità locali). Infine innalzando attorno al suo terreno un muro di terra, alto tre metri, per nascondere ai suoi ospiti quelle che il milionario di New York ritiene siano “abitazioni degne dei maiali”. Il “muro di Trump”, è già stato ribattezzato, simile a quello che vorrebbe costruire sul confine col Messico.

Lorenzo Amuso

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