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Risposati: voce ai vescovi

Il solo rappresentante svizzero anticipa le conclusioni del Sinodo sulla famiglia

  • 24 ottobre 2015, 18:22
  • 7 giugno 2023, 14:12
Ultimo giorno del Sinodo

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da Roma, Bruno Boccaletti

Ore 14 e 15, Quartiere delle Guardie svizzere. Jean-Marie Lovey, vescovo di Sion e unico rappresentante elvetico al Sinodo sulla famiglia, sa di non potersi sottrarre alla curiosità dei giornalisti, che aspettano la pubblicazione del testo che chiude le tre settimane di lavori del Sinodo della famiglia. E allora schizza senza remore quelle che sono le conclusioni a cui sono arrivati i delegati in assemblea. Certo, il Sinodo è stato un momento di confronto fra sensibilità diverse, di continenti diversi. Ma agli occhi degli occidentali erano soprattutto due le domande a cui la Chiesa di Papa Francesco doveva rispondere. Primo: i divorziati risposati potranno essere riaccolti pienamente nella comunione ecclesiale, sacramenti compresi? E, secondo, ci sarà spazio per le coppie dello stesso sesso?

"Accompagnamento"

Lovey - dicevamo sopra - non si è nascosto. Sui divorziati risposati - ha detto - prevale la parola "accompagnamento", che significa spazio di manovra per i singoli vescovi diocesani. Fuor di metafora - ha risposto ad una domanda - se il vescovo locale riterrà che il percorso di crescita spirituale e di approfondimento di una persona che vive in una nuova unione è compiuto, questa potrà ricevere la comunione, sempre con uno sguardo attento al richiamo della dottrina cattolica sul matrimonio, "immutata", ha ripetuto Lovey.

Le coppie omosessuali, per contro, secondo i padri sinodali, non sono famiglie, nel senso cristiano del termine. Molti partecipanti al Sinodo, perciò, non ne avrebbero neppure voluto parlare. Ma le esperienze delle persone omosessuali sono dentro la vita di molte famiglie, ha riconosciuto una parte dell'assemblea, ed è per questo che nel documento finale la questione compare in due punti distinti. Con quali conclusioni? Nessun riconoscimento, nessuna benedizione da parte della Chiesa cattolica, ma anche qui accompagnamento, lasciato alla discrezione dei vescovi locali.

Se questa sarà l'ossatura del documento pubblicato verosimilmente alle 19 - dopo le votazioni finali in corso -, allora si può dire che l'immagine di una Chiesa più decentrata, voluta da Papa Francesco, fa un passo avanti, soprattutto nel campo dei sacramenti ai divorziati risposati. Ma non è una rivoluzione: la dottrina è ferma, la pastorale tende la mano a chi è in difficoltà. Occorrerà capire come verrà interpretato questo misurato cambiamento da chi dice apertamente, all'interno della Chiesa, che Papa Francesco si sta spingendo troppo oltre. E da chi - all'esterno - vorrebbe più coraggio.

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