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"Terrorismo contro Atene"

Il ministro delle finanze Yanis Varoufakis spara a zero contro i creditori mentre Germania e Austria ritengono che la Grexit non sarà contagiosa

  • 4 luglio 2015, 14:37
  • 7 giugno 2023, 10:23
Il j'accuse di Varoufakis ai creditori

Il j'accuse di Varoufakis ai creditori

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“Quello che i creditori stanno facendo con la Grecia ha un nome solo: terrorismo”. Così il ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis in un'intervista al quotidiano spagnolo “El Mundo”. Tutto “quello che sta accadendo in Grecia in questi giorni lo avevano preparato fin dall'inizio e già 5 mesi fa era pronto un piano per farla finita con un governo che non accettava di farsi ricattare 'dall'establishment' europeo”.

“Questa Europa non ama la democrazia. Se ci avessero concesso una piccola estensione al programma di aiuti avremmo svolto il referendum con le banche aperte, invece ci hanno costretto a chiuderle. E perché lo hanno fatto? Per instillare, aggiunge il ministro, la paura nella gente. Questo fenomeno si chiama terrorismo. Però confido che la paura non vincerà”.

Sul sito del foglio iberico, Varoufakis invita la Spagna e combattere a fianco della Grecia per un interesse comune: trovare il modo di combinare procedure democratiche adeguate nell’Eurozona. L’unione monetaria è “disegnata male e dobbiamo rifarla insieme democraticamente in modo da adottare linee comuni non per dividere ma per unire le popolazioni”.

Red.MM/ATS/AFP/Swing

La Grexit non è contagiosa

Il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble, in un’intervista, ribadisce che la Grecia è uno dei paesi dell’Eurozona. Solo i greci potranno decidere se chiamarsi temporaneamente fuori dalla moneta unica o continuare a farne parte. Qualsiasi sarà il verdetto del referendum di domani, domenica, il rischio di contagio o un crollo continentale del sistema bancario è quasi nullo. Schäuble suppone che alla peggio possa fallire qualche istituto di credito ellenico.

Sulla stessa lunghezza d’onda l’omologo Hans Jörg Schelling. Un’eventuale Grexit non influirebbe che minimamente sull’economia dell’UE. Le conseguenze peggiori sarebbero a carico di Atene. Per l’esponente del governo di Vienna sarebbe comunque esagerato pensare che i greci si troveranno in strada dall’oggi al domani o che non abbiano più accesso alle cure o ai medicamenti.

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