In Europa, c'è stato molto interesse per il referendum sull'indipendenza della Scozia, lo scorso mese di settembre; curiosità che si è poi trasferita verso la Catalogna dove, domenica, oltre 2 milioni di catalani hanno partecipato alla votazione consultiva.
Per il governatore catalano Artur Mas, che ha raccolto il consenso dell'80% degli elettori, si è trattato di un successo, mentre per il premier spagnolo Mariano Rajoi è stato solo un esercizio propagandistico.
Secondo Joan Botella, politologo e direttore della Facoltà di Scienze politiche all'Università di Barcellona, le implicazioni interne ed esterne non saranno invece rilevanti. I Paesi Baschi, ad esempio, hanno osservato da vicino l'esperimento catalano, ma non per forza per imitarlo, poiché godono già di una situazione molto privilegiata che va preservata. Una delle possibili evoluzioni interne a cui si potrebbe assistere, infatti, è una trasformazione in senso federalista dello Stato spagnolo, con un conseguente ridimensionamento dei loro vantaggi.
Le regioni indipendentiste d'Europa
All'estero, spiega Joan Botella, c'è la consapevolezza che le caratteristiche interne, sociologiche e generazionali del fenomeno non rispecchiano quelle di altre regioni con ambizioni secessioniste, come le Fiandre, la Baviera e il nord Italia, dove, inoltre non esistono nemmeno partiti simili a quelli catalani. Viste le differenze e l'assenza di effetti giuridici del voto di domenica, secondo il politologo, non dovrebbero verificarsi accelerazioni nel processi indipendentisti in Europa.
Radiogiornale/NC
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