Ticino e Grigioni

BSI: cronaca di una fine

Prima inchiesta TV sui retroscena della clamorosa vicenda legata al fondo 1MDB. Falò svela le cause della morte della banca

  • 20 gennaio 2017, 01:04
  • 8 febbraio, 10:35

BSI, fine di una banca

Falò 19.01.2017, 21:05

"Un clamoroso caso di fallimento nella lotta contro il riciclaggio internazionale", ha commentato uno dei protagonisti nel doumentario-inchiesta (realizzata da Aldo Sofia e Philippe Blanc) che Falò ha dedicato allo scandalo che fra l'altro ha condannato BSI alla scomparsa (fatto senza precedenti nella Confederazione) per decisione della Finma, l'Autorità svizzera di vigilanza sulle attività finanziarie. Il filmato ha registrato anche la storia di Xavier Justo, cittadino svizzero, che ha sottratto documenti ad una società petrolifera PetroSaudi, con sede a Ginevra e Londra, attraverso cui transitò più di un miliardo di franchi dal fondo 1MDB; quasi 700 milioni finirono sui conti privati dell'attuale premier malesiano Najib Razak, che, una volta scoperto, dichiarò trattarsi di un "regalo" dell'Arabia Saudita, una versione messa in dubbio da diverse inchieste (anche del Dipartimento americano della giustizia).

La truffa del secolo

E' grazie alla documentazione consegnata da Xavier Justo alla giornalista britannica Clare Rewcastle Brown, fondatrice della rivista 'Sarawak Report', che è stata ricostruita la complessa tela di transazioni miliardarie all'origine di quella che lo stesso giornale ha definito "la truffa del secolo". All'origine di tutto, ha commentato Emanuele Stauffer, il capo legale della BSI (e ora di EFG, che ha acquistato l'istituto ticinese) "ci sono le enormi cifre a disposizione e la grande avidità" di chi ha partecipato alla grande abbuffata.

Un fiume incontrollato di denaro

BSI sarebbe finita nella ragnatela per avidità

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  • RSI

I manager accusati della truffa, in particolare il giovanissimo finanziere malesiano
Jho Low, molto noto pure alle cronache mondane, si servirono anche di BSI (a Singapore e alla casa madre di Lugano) per l'apertura di diversi conti di comodo. Ma la più antica e grande banca ticinese non esercitò i necessari, obbligatori controlli del rischio, tanto da essere accusata dalla Finma di "grave violazione delle norme anti-riciclaggio". Inoltre, BSI ottenne, unicamente come 'banca depositaria', commissioni di quaranta volte superiori a quelle normalmente versate per questo tipo di servizio. Una generosità sospetta da parte dei gestori del Fondo malese, e che avrebbe dovuto far scattare l'allarme. Oggi, due manager BSI (l'ex dirigente della sede di Singapore
Hanspeter Brunner e l'allora capo dell'ufficio legale
Beat Ammann) sono indagati dall'Autorità svizzera di vigilanza; un'inchiesta su BSI è stata aperta anche dal Ministero pubblico della Confederazione.

La versione dell'ex dirigenza BSI

Solo in anonimato, un esponente della vecchia dirigenza di BSI ha fornito la sua versione della storia, insistendo sul fatto che vennero comunque condotte diverse verifiche interne ed esterne e che la Finma a partire dal 2014 venne regolarmente informate delle iniziative adottate dalla BSI per rafforzare i controll, fino allo scioglimento dei rapporti con Jho Low alla fine del 2015. Controlli in sostanza senza risultato fino al momento in cui, anche attraverso gli articoli del Sarawak Report, non venne scoperta l'intera vicenda, dovuta anche alla complicità di un piccolo gruppo interno a BSI, che a Singapore collaborò illegalmente con Jho Low.

L'ex primo ministro: banche elvetiche corresponsabili

In un'intervista rilasciata a Kuala Lumpur dall'ex primo ministro e leader dell'opposizione Mahathir Mohammad, quest'ultimo ha sostenuto che le banche svizzere (infatti non é implicata solo la BSI) dovrebbero essere ritenute co-responsabili di quanto avvenuto, e ha chiesto che i soldi da loro incassati per i servizi resi dovrebbero essere restituiti al legittimo proprietario, cioè il popolo della Malesia. Intanto, fra malversazioni e operazioni opache, il fondo 1MDB ha accumulato debiti per circa 11 miliardi di dollari, provocando tagli alla spesa pubblica in un Paese dove il salario medio è di 300 franchi al mese.

A casa dopo un anno e mezzo

Intanto lo svizzero Xavier Justo ha trascorso un anno e mezzo in un carcere thailandese (accusato di tentata estorsione nei confronti dei suoi ex datori di lavoro), è rientrato in Svizzera pochi giorni prima di Natale in seguito alla grazia concessa dal nuovo monarca del paese per circa 30 mila detenuti, e oltre che dal MPC sarà interrogato dall'FBI americana.

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