I problemi economici e finanziari che stanno travolgendo la Cina non devono preoccupare le 300 aziende ticinesi che esportano nel paese asiatico. Lo affermano la Camera di commercio e gli esperti del settore. Il gigante asiatico rimarrà infatti uno sbocco importante per aziende locali attive in settori come l’alta tecnologia, la farmaceutica o quello alimentare. Vi è poi da tenere presente l’accordo sul libero scambio Svizzera-Cina del 2014.
“Ci sono ancora difficoltà tecniche relative all’accordo”, spiega alla RSI Marco Passalia, vicedirettore della Camera di commercio. I dazi doganali, inoltre, devono ancora essere ridotti: alcuni nei prossimi anni verranno annullati completamente.
“Il mercato finanziario cinese è in caduta libera perché l’economia cinese sta cambiando pelle”, sostiene l’economista Alfonso Tuor: “Per volere del Partito Comunista che da quasi settant’anni governa il paese, l’economia punta sui servizi e non più sui salari bassi e l’export”.
La grande industria cinese, storico motore economico-finanziario sta scomparendo, ma in questa trasformazione le 300 società ticinesi non devono temere contraccolpi: “Le piccole-medie imprese patiranno meno questa sorta di crisi – afferma Marco Passalia, vicedirettore della Camera di commercio ticinese – Questo poiché sono abituate a lavorare su nicchie di mercato e in Cina di nicchie ce ne sono parecchie, in Cina per esempio ci sono diverse città con più di 10 milioni di abitanti”.
La differenza insomma continuano a farla i numeri, in un paese a crescita rallentata ma non ferma: “I consumi interni non sono diminuiti – spiega ancora Tuor- il PIL aumenta comunque, anche se in modo inferiore”.
Quotidiano/Red.MM