Ticino e Grigioni

Industrie: "Si resiste, ma…"

Stefano Modenini: "Le aziende ticinesi hanno tenuto botta meglio di quello che si pensava"

  • 8 febbraio 2016, 19:00
  • 7 giugno 2023, 17:24
Stefano Modenini, direttore dell'AITI

Stefano Modenini, direttore dell'AITI

  • ©Ti-Press/Pablo Gianinazzi

Le aziende ticinesi in questi ultimi dodici mesi hanno resistito — alla forza del franco — meglio di quanto si pensava. Lo sostiene Stefano Modenini, direttore dell'Associazione delle industrie ticinesi (AITI), confermando quanto avevamo riferito già a novembre quando uno studio dell'IRE (vedi articoli correlati) sosteneva come le ditte a sud della Svizzera avessero risentito meno, rispetto alle altre nella Confederazione, dell'abbandono della soglia di cambio minima. Modenini fa così l'eco a Schneider-Amman, che — in un’intervista alla NZZ am Sonntag — ha detto di prevede un aumento della disoccupazione in Svizzera.

"Quello che preoccupa è la tenuta nel tempo — ha dichiarato il direttore dell'AITI ai microfoni della RSI — con il cambio a 1 e 10 ci sono i soldi per resistere, ma mancano quelli per innovare e progettare un futuro"

"Servirebbe un tasso di cambio migliore, quella di oggi è una soglia tecnica al di sotto della quale non ci sono margini di guadagno sufficienti e non si possono programmare investimenti nel tempo per rimanere competitivi". Ma non solo: "I mercati di sbocco dei nostri prodotti non sono in una situazione ottimale, in paesi come Europa, Brasile e il sud-est asiatico stiamo vendendo male".

CSI/px

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