Cronaca

“Non lasceremo che prendano le capre”

A Bosco Gurin un’azienda sfrattata dalla sua stalla cerca una soluzione per un centinaio di animali; la polizia dovrebbe procedere allo sgombero la prossima settimana

  • 16 gennaio 2014, 14:03
  • 5 settembre 2023, 05:00
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  • archivio rsi

Un centinaio di capre e una ventina di mucche cercano casa in Valle Rovana. L’appello è stato lanciato su Facebook dall’azienda di Michele Arcioni, che con la compagna gestisce l’Alpe Grossalp sopra Bosco Gurin e che si vede costretto a lasciare la stalla usata finora. La polizia li ha avvertiti: lunedì o martedì della prossima settimana procederà allo sgombero. Il destino delle capre è incerto. Da veterinario cantonale e polizia non ci è stato possibile raccogliere informazioni al riguardo, ma c'è la possibilità che gli animali finiscano abbattuti.

Il primo problema è però che una sessantina di capi è gravida. Trasportare le capre altrove rischierebbe di causare un aborto. Per questo, “senza ricorrere alla forza”, specificano gli Arcioni, “noi ci opporremo”. “Non possiamo permettere che le prendano”, affermano. Alternative concrete per ora non se ne sono presentate e a fine mese potrebbe toccare ai bovini.

Ricevuta la disdetta

Dietro, c’è una storia di sfratto: da quando ha rilevato l’azienda, nel 2004, Arcioni affitta la stalla in cui sono ospitati gli animali. La disdetta è arrivata nel 2007, seguita da un accordo con il quale la famiglia si impegnava a lasciare lo stabile nel novembre del 2012, a fine contratto. Nel frattempo, la speranza era quella di edificare una stalla propria, ma la procedura avviata alla sezione cantonale dell’agricoltura nel 2007 si è arenata fino al 2013. La domanda di costruzione non ha ancora potuto essere inoltrata.

Di ricorso in ricorso, la partenza forzata è stata rinviata fino a oggi. Gli Arcioni sono coscienti di avere la loro parte di torto (hanno apportato delle aggiunte senza autorizzazione, l’accordo firmato li vincola e le sentenze sono contro di loro), ma chiedono comprensione e tempo fino alla primavera, quando sarà il momento di caricare nuovamente l’alpe. Si potrà quindi ridimensionare il gregge e cercare un’altra soluzione. I tempi dell’abbandono della nuova stalla e della costruzione della nuova non hanno coinciso, lamentano, e solo per questo l’azienda, e con essa una famiglia con quattro bambini, rischia di essere privata di una parte importante del suo reddito. Oltre agli animali, poi, gli spazi oggetto dello sfratto contengono paglia, fieno, mangimi, attrezzatura, carne, formaggio che non saprebbero dove mettere. Il pericolo di dover cessare l’attività è concreto.

Stefano Pongan

Il proprietario

Da noi contattato, il proprietario dello stabile non intende commentare in alcun modo la vicenda e rimanda alle sentenze che gli hanno dato ragione.

Il sostegno di Agrifutura

Gli Arcioni hanno ricevuto il sostegno di Agrifutura. A memoria di agricoltore, mai in Ticino si è assistito allo sfratto di una famiglia contadina nel bel mezzo dell'inverno, scrive il presidente, Giovanni Berardi, che si rivolge al proprietario della stalla, un ex dirigente dell'Unione Contadini Ticinesi. Che valuti "da vero signore" la situazione e conceda più tempo. Se necessario, Agrifutura si dice disposta a organizzare un presidio per stare al fianco degli Arcioni e impedire quella che definisce "un assurdità".

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