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"Vado a morire in Svizzera"

  • 25.3.2016
  • 40 min
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Svizzera e Ticino sono sempre più spesso meta del cosiddetto turismo della morte, di stranieri non residenti che ricorrono al suicidio assistito rivolgendosi alle associazioni come Dignitas o la ticinese Liberty Life. Questa ultima è nata nel 2014, con sede prima a Paradiso poi a Riva San Vitale, ma è attiva solo da metà 2015.

Nel 2015 i suicidi assistiti in Ticino sono stati 50. Di queste 50 persone, 27 erano di nazionalità italiana, 2 erano tedeschi e uno francese. Nel 2014 i casi erano stati 17 (tra i quali due italiani, 4 tedeschi e uno spagnolo). In un anno l'aumento, da imputare verosimilmente alla Liberty Life, quindi è stato importante. Talmente importante che le autorità di Melano (dove viene effettivamente data la dolce morte) hanno deciso di sospendere l'attività, in attesa di chiarire se quanto avviene è conforme alle attività permesse nella zona.

Anche a Basilea le autorità hanno revocato alla locale associazione di aiuto al suicidio (Circle Life) il permesso di esercitare in un appartamento in zona residenziale. Anche in questo caso per un aumento dei casi, ritenuto eccessivo e di disturbo ai vicini, il suicidio assistito è diventato attività molesta ed equiparato all'esercizio della prostituzione.

Cosa fare di fronte a questa situazione? Le leggi svizzere sono adeguate? E poi cosa significa morire in esilio? E' veramente dolce morte?

Cercheremo di capirlo attraverso tre testimonianze e con due ospiti in studio: Emilio Coveri, presidente di Exit Italia (che ha fortemente voluto la Liberty Life) e il dottor Franco Denti, granconsigliere dei Verdi

Replica su Rete Due alle 19.30

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