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In ricordo di Paul Bley, pianista (1932-2016)

con Claudio Sessa

  • 26 aprile 2016, 01:00
Nella foto il defunto pianista Paul Bley

Nella foto il defunto pianista Paul Bley

  • Keystone

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Da lunedì 25 a venerdì 29 aprile 2016 alle 23:00

Scomparso all’inizio di quest’anno, il pianista canadese Paul Bley è stata una figura di primissimo piano del jazz moderno, uno dei visionari della nuova musica.

Nato a Montreal nel 1932, inizia dapprima a suonare il violino per dedicarsi al pianoforte dall’età di 8 anni. È poi studente di composizione alla Juilliard School di NY e in quegli anni suona con Charlie Parker, Sonny Rollins e molti altri. Forma un trio nei primi anni ’50 e nel 1957, dopo essersi trasferito a Los Angeles, c’è l’incontro decisivo con Ornette Coleman: Bley è stato uno dei portavoce dell’estetica colemaniana e uno dei primi a mettere in luce la qualità delle composizioni del sassofonista.

Lavora con Charles Mingus, George Russell, più tardi con Albert Ayler, dà rilevanza alla musica di Carla Bley e Annette Peacock che saranno anche sue mogli. Si esibisce negli States e in Europa con le figure di maggior spicco della scena del free e dell’improvvisazione, contemporaneamente è fra i primi a sperimentare in ambito jazz con le nuove tastiere elettriche e con il sintetizzatore Moog. Da ricordare ancora i suoi sodalizi con Jimmy Giuffré e Steve Swallow, con Gary Peacock, Charlie Haden, Paul Motian e anche quelli imprevedibili con Chet Baker, Jaco Pastorius e Pat Metheny. Diventato specialista del piano solo, dal punto di vista dell’estetica sullo strumento lo si può situare tra Bill Evans e Keith Jarrett, anche per la concezione avanzata del suo suonare in trio.

Due le sue esibizioni nella Svizzera italiana: la prima , lontanissima, in trio al Festival Jazz di Lugano del 1966 (con Mark Levinson al basso e Barry Altschul alla batteria), l’altra del 1999 per i Concerti di Rete Due con Gary Peacock al basso e Paul Motian alla batteria al Centro scolastico di Lugano-Trevano.

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